Storia della Parrocchia di San Benedetto a Cagliari
Cronologia essenziale
1933 Fondazione della “Parrocchia San Benedetto” – l° Parroco Dott. Pietro Sirigu
1943 Sfollamento causa eventi bellici
1944 Riapertura Chiesa dopo lo sfollamento
1946 Erezione canonica della Parrocchia
1948 Donazione delle Famiglie Sanjust e Ajmerich del terreno per la edificazione della nuova chiesa
1949 Cappella nell’Asilo Sacra Famiglia per l’assistenza religiosa della zona
1950 Riconoscimento civile della Parrocchia
1951 Nuova casa religiosa (Cristo Re) per assistenza alla zona.
952 Inizio della costruzione della nuova chiesa di Santa Lucia.
1952 Inaugurazione Oratorio Femminile nell’ Asilo S. Famiglia.
1956 2° Parroco: Mons. Luigi Lobina
1957 S.E. Mons. Paolo Botto benedice la nuova chiesa di Santa Lucia.
1958 1° divisione territoriale per la nuova Parrocchia di San Paolo
1958 Costruzione Presbiterio e Altare Maggiore
1959 Inizio delle costruzioni per le opere parrocchiali: sacrestia, uffici salone, casa canonica, sedi AC
1962 Costruzione Altari laterali
1963 Realizzazione del Grande mosaico dell’Abside
1963 Installazione dell’organo a canne della Ditta Tamburini di Cremona
1964 Allestimento della Balaustra e ristrutturazione del Presbiterio
1964 2° Divisione territoriale per la parrocchia S. Caterina
1964 3° Parroco: Mons. Antonino Orrù, già Vicario Parrocchiale
1965 Centro sociale e religioso (Chiesa e Scuola Materna) in S. Giuliano
1966 Installazione dei lampadari in bronzo su progetto degli Architetti Farci e Atzeni
1966 Istituzione del Consiglio Pastorale Parrocchiale
1967 Aule catechistiche
1968 Sistemazione cortile e costruzione campi da gioco
1970 3° divisione territoriale per la Parrocchia SS. Crocifisso
1971 Inaugurazione Opera Diocesana Istituto “Mater Gentium”
1975 Parco giochi per bambini
1976 Trasmittente Parrocchiale “Radio Alfa”
1980 Celebrazione XV centenario S. Benedetto
1982 25° Anniversario della ricostruzione della chiesa di Santa Lucia
1983 50° Anniversario della fondazione della parrocchia San Benedetto
1983 Grande Missione Parrocchiale tenuta dai Padri Redentoristi
1984 Inaugurazione della Casa-Famiglia Santa Lucia sotto il patrocinio dell’O.A.M.I.
1990 Mons. Orrù viene nominato Vescovo di Ales – Terralba.
1990 4° Parroco è Mons. Pietro Meledina.
1997 Gli organari della Ditta Tamburini di Cremona completano la revisione generale dell’Organo.
1999 Il parrocchiano Silvano Piantanida viene ordinato Diacono.
1999 Con la festa Patronale di Santa Lucia vengono completati i lavori di adeguamento della Chiesa secondo la riforma liturgica.
2002 50° anniversario della Messa di Mons. Antonino Orrù
2004 Giubileo Sacerdotale di Don Giovanni Marras
2005 Viene ordinato il parrocchiano Don Andrea Lanero Sacerdote, e celebrazione della sua prima messa in Parrocchia
2006 Il parrocchiano Marcello Lanero viene ordinato Diacono.
2006 Viene ordinato il parrocchiano Don Marcello Lanero Sacerdote, e celebrazione della sua prima messa in Parrocchia
2007 Prima messa in parrocchia di Padre Fabrizio Congiu (Frate Cappuccino)
2007 Don Giovanni Marras lascia l’ufficio di Cancelliere e si dedica completamente alla Parrocchia
2009 Celebrazione del Giubileo sacerdotale di Padre Salvatore Mura (originario di questa parrocchia) e Solenne celebrazione del Giubileo sacerdotale di Mons. Pietro Meledina
2010 Conclusione dei lavori straordinari di manutenzione dell’Organo, eseguiti da Davide Murgia
2010 La Parrocchia predispone in dono una vetrina perché Mons. Antonino Orrù possa esporre i propri paramenti episcopali dati in dono alla Parrocchia
2011 Celebrazione della messa di suffragio per Mons. Mario Pisano già vice-parroco della Chiesa di Santa Lucia
2011 Don Massimo Noli 5° Parroco succede a Mons. Pietro Meledina
2013 Restauro parziale presbiterio: Altare, e Ambone, nuova illuminazione con tecnologia a led
2013 Dedicazione della Chiesa
2021 Inizia il restauro dell’organo a canne della Ditta Tamburini di Cremona per concludersi nel maggio del 2024
La chiesa dedicata a Santa Lucia, protettrice degli occhi e della vista, si trova stretta tra le vie Cherubini, Donizetti, Fais, ma col prospetto principale rivolto verso uno slargo che si affaccia sulla via Donizetti. La chiesa è parrocchia del quartiere di San Benedetto dal 1957, territorio che, in precedenza, fin dal 1933 aveva avuto come punto di riferimento pastorale la semplice piccola chiesa di San Benedetto o del Buon Pastore, sita in via Verdi, ex noviziato dei Padri Cappuccini, costruita nel 1643, quasi in aperta campagna, per volere del ricco mercante ligure Don Benedetto Nater, qui sepolto, e dove svolse i canonici 12 mesi di noviziato Vincenzo Peis, il semplice frate questuante poi Sant’Ignazio da Laconi (1701-1781).
È, infatti, in questa modesta chiesetta, dall’aspetto quasi campestre, che fra Ignazio da Laconi praticò il suo noviziato dal 1721 al 1722, e più tardi, in una scaletta, gli apparve e parlò la Madonna della Consolazione, venerata nell’attuale santuario francescano dei Padri Cappuccini, o chiesa di Sant’Antonio di Padova, in Stampace alto, dove le spoglie dell’umile servo di Dio, canonizzato il 21 ottobre 1951, sono esposte in un’apposita cappella alla devozione dei fedeli. La venerazione in città verso Santa Lucia, la santa siracusana, risale a un passato piuttosto remoto, tanto che in città ben tre chiese le sono state consacrate in tempi e in quartieri diversi.
Secondo le ricerche più recenti e approfondite, risalirebbe al 1119, la più antica chiesa dedicata a Santa Lucia, ubicata nel quartiere Marina, stretta tra la via Napoli, già via delle More, e via Sardegna, già via delle Saline, con affaccio in via Barcellona. La chiesa, detta di S.Lucia di Civita o di Bagnaria, antico nome del quartiere, forse costruita sopra una strada romana che correva nella zona, fu concessa dall’allora giudice di Cagliari ai monaci di S. Vittore di Marsiglia o Vittorini, diventando ben presto un grande centro di culto tanto da essere visitata dall’arcivescovo di Pisa, Federico Visconti, quando, nel 1263, intraprese il suo viaggio pastorale in Sardegna. La chiesa, come spesso capita, nel corso del tempo, in seguito a diversi rifacimenti, perse il suo sobrio stile originario, diventando nel ‘600, tardorinascimentale, finché, nell’800, ulteriori lavori la trasformarono quasi barocca con altari marmorei ricchi e sfarzosi. Nel 1943, durante i bombardamenti su Cagliari da parte degli angloamericani, la chiesa fu seriamente danneggiata, ma recuperabile. Invece, nel 1947, tra il mese di giugno e di settembre, venne quasi rasa al suolo dal Genio Civile per realizzarvi una ipotetica piazza, che non ha mai visto la luce, ma forse rimossa solo per ottenere i noti danni di guerra, anche se finalizzati alla ricostruzione postbellica della città. Si lasciò solo parte della navata destra con le sue tre cappelle introdotte da ampi archi a tutto sesto, perché servissero da sostegno alle case confinanti. Questa repentina demolizione riporta alla mente l’eliminazione della chiesa di S. Giorgio, vescovo di Suelli, ubicata fin dal 1601 nell’attuale via Fara, già via dei Mercanti, in Stampace storico, ugualmente solo danneggiata dai bombardamenti e della quale, come testimonianza, oggi resta un piccolo “dente” sporgente, peraltro non segnalato, e una targa commemorativa postuma.
Ruderi chiesa S.Lucia- Marina. Oggi della chiesa de Sa Marina, tanto amata e frequentata dagli abitanti del quartiere, resta, come accennato, ben poco. Ma dal 2002, dopo un lungo e umiliante abbandono, sono iniziati dei lavori di recupero e scavi archeologici mirati, che hanno messo in luce parte del pavimento e delle sepolture tumulate in una probabile cripta, come era d’uso all’epoca. Purtroppo della chiesa e del suo prospetto non esistono progetti, mentre gran parte del suo patrimonio artistico, recuperato, oggi è custodito nella nostra Pinacoteca Nazionale (Castello) e nel Museo del Tesoro di Sant’Eulalia, la parrocchia del quartiere, mentre una bella statua lignea della Santa martire, in estofado de oro, di probabile bottega sardo-napoletana, sec. XVI-XII, è esposta nell’altare maggiore della parrocchiale o Collegiata di Sant’Eulalia.
La seconda chiesa dedicata a Santa Lucia si trova in Castello, nell’attuale via Pietro Martini, già via Santa Lucia, per la presenza dell’omonima chiesa. Questa, risalente al sec. XVI e realizzata, almeno in origine, in stile gotico catalano, è inglobata nell’area delle fortificazioni pisane, tanto che la sacrestia è all’interno di un’antica torre di guardia a strapiombo sulla roccia del Castrum. La chiesa, comunicante col complesso conventuale claustrale dell’ordine delle Clarisse, fu edificata verso il 1539 per volere del viceré di Sardegna, lo spagnolo don Antonio de Cardona e della moglie, che, su richiesta del papa Paolo III, concesse lo spazio a un gruppo di religiose, giunte da Barcellona a Cagliari, introducendovi spiritualità e culto. Col tempo le note leggi antiecclesiastiche messe in atto dal ministro piemontese Giuseppe Siccardi sulla soppressione degli ordini religiosi (1855) e l’acquisizione dei loro beni (1866) ne decretarono la fine e l’edificio claustrale divenne sede dell’Asilo Umberto e Margherita, tuttora attivo.
Infine, la terza e ultima chiesa dedicata a Santa Lucia è quella ubicata in via Donizetti, che, edificata a partire dal 1953 su un vasto terreno donato nel 1948 dalle Famiglie Sanjust e Aymerich alla Curia Arcivescovile di Cagliari, è sorta in memoria e in sostituzione dell’omonima antica chiesa sita in Sa Marina.
Era sicuramente necessario costruire un nuovo luogo di culto da dedicare alla Santa, la cui venerazione era ed è ancora vivissima in città e non solo.
Così, nel 1949 si diede incarico all’architetto romano Adriano Cambellotti (1912-1997) di progettare una nuova chiesa, intitolata sempre a S. Lucia, da realizzarsi nella zona La Plaja, nei pressi dell’antica Semoleria, quindi relativamente vicino al sito primitivo. Ma poco dopo, si cambiò idea, spostandosi nel versante orientale della città, che, dopo i devastanti bombardamenti del 1943 da parte degli angloamericani, manifestava i primi importanti segnali di ripresa urbanistica.
La chiesa attuale, infatti, rientra nella ricostruzione postbellica di Cagliari, che, tra mille difficoltà, ma con orgoglio, riesce a rinascere dalle sue ceneri e risuscita dalle macerie. La città si amplia, si urbanizza, espandendosi e occupando zone prima o aperta campagna o destinate all’agricoltura tanto che il quartiere di San Benedetto può essere considerato, giustamente, il primo quartiere cittadino realmente sorto e formatosi dopo la II guerra mondiale. In particolare il progetto, abbandonando l’antico concetto di ricostruire “dove era e come era”, s’ispira alla nuova realtà cittadina ormai avviata verso la modernità. La chiesa, infatti, sembra quasi anticipare quel rinnovamento urbanistico-architettonico che caratterizza la Cagliari post bellica che ha fretta di “camminare”, usando linguaggi semplici, più pratici, dimenticando, e per sempre, il passato, ma “abbracciando”, anche nel campo religioso, linee architettoniche conformi ai nuovi tempi.
In questa complessiva rinascita urbana che vede, in particolare, anche la ricostruzione, nel 1953, delle chiese di San Domenico, su progetto dell’architetto Raffaello Fagnoni, e della Madonna del Carmine, su progetto dell’architetto pisano Ghino Venturi, entrambe distrutte dai bombardamenti, s’inserisce a pieno titolo la nuova chiesa di Santa Lucia, da tempo attesa e da subito amata e frequentata dagli abitanti del quartiere, allora numerosissimi.
La chiesa, infatti, sorge tra tante speranze, mentre ancora si contavano i morti e si vedevano le macerie presenti e visibili anche nel territorio circostante. Più tardi, nel 1955, per rendere un maggior servizio alla collettività e ai tanti giovani della zona, viene acquisito un territorio limitrofo per realizzarvi un Oratorio tuttora esistente e attivo.
Il progetto iniziale del Cambellotti subisce solo una leggera modifica in considerazione della nuova realtà dei luoghi e si rinunzia al previsto campanile, forse anche per evitare che le spese lievitassero. I lavori, attuati dall’impresa Pani, vengono seguiti soprattutto dal socio collaboratore, l’ingegnere cagliaritano Angelo Binaghi, ben noto in città anche per il progetto dell’Istituto delle Scienze, 1926, in Stampace.
La costruzione del nuovo edificio religioso, realizzata con il contributo del Ministero dei Lavori Pubblici, iniziata verso il 1953, procede a grandi passi e si concluse nel 1956.
Aperta al culto e inaugurata nel 1957, viene nominato come nuovo parroco Mons. Luigi Lobina, ricordato anche nella dedicatoria alla base del mosaico che abbellisce l’intera area absidale. Naturalmente i lavori interni proseguirono per arricchire il tempio con la realizzazione, nel 1958, del presbiterio e dell’altare maggiore, e, nel 1962, dei due altari laterali. Più tardi, nel 1963, si realizzarono il grande mosaico sull’Apocalisse e l’Eucarestia, l’organo e la balaustra, poi rimossa nel rispetto del dettato della nuova liturgia voluta dal Concilio Vaticano II. Oggi, infatti, lo spazio presbiteriale è completamente libero e aperto. Il Concilio ha dettato che non si deve creare alcun ostacolo fisico tra l’aula, quindi i fedeli, e il celebrante. D’allora tutte le chiese preconciliari si sono dovute adeguare alla nuova riforma liturgica.