Il presepe
Ogni anno, la Chiesa di Santa Lucia, parrocchia di San Benedetto si prepara ad accogliere con entusiasmo il suo meraviglioso presepe, un’opera che rappresenta non solo la tradizione natalizia, ma anche la passione e l’impegno della comunità.
Questo progetto è il risultato del lavoro instancabile di un gruppo di parrocchiani, che si dedicano con amore e dedizione alla realizzazione di questa straordinaria rappresentazione della Natività.
Al centro di questa iniziativa ci sono Patrizia e Christian, due figure fondamentali per la comunità, che da anni si prodigano per arricchire il presepe con nuove botteghe e personaggi.
La loro creatività e il loro spirito innovativo hanno trasformato il presepe in un’opera d’arte vivente, dove ogni dettaglio racconta una storia.
Dalle botteghe degli artigiani ai pastori che si preparano a rendere omaggio al Bambin Gesù, ogni elemento è pensato per evocare l’atmosfera magica del Natale.
L’inaugurazione del presepe avviene nella cappella a lui dedicata, un momento di grande attesa per tutta la comunità parrocchiale.
Nella Domenica Gaudete, la terza domenica dell’Avvento, chiamata domenica della gioia, che precede la Vigilia di Natale, il presepe viene benedetto durante una solenne cerimonia celebrata dal nostro Parroco, Don Massimo Noli.
Questo rito non è solo un atto simbolico, ma rappresenta un momento di riflessione e di unità per tutti i parrocchiani, un’occasione per riunirsi e condividere la gioia dell’arrivo del Natale.
Durante la cerimonia, la cappella si riempie di canti natalizi e di preghiere, creando un’atmosfera di profonda spiritualità.
La benedizione del presepe è un momento toccante, in cui la comunità si riunisce per rendere omaggio al mistero della Natività e rinnovare il proprio impegno a vivere i valori di amore e solidarietà che il Natale rappresenta.
La cura e l’attenzione ai dettagli rendono il presepe un luogo di incontro e di spiritualità, dove grandi e piccini possono immergersi nella magia del Natale. Ogni anno, Patrizia e Cristian, insieme a tutti i volontari, si dedicano con passione alla creazione di nuove scene, aggiungendo elementi che riflettono le tradizioni locali e i racconti della nostra comunità.
Questo non solo arricchisce il presepe, ma permette anche di trasmettere valori e storie alle nuove generazioni.
Inoltre, il presepe diventa anche un punto di riferimento per la comunità, un luogo dove le famiglie possono venire a pregare, riflettere e condividere momenti di gioia.
Ogni visita al presepe è un’opportunità per riscoprire il significato profondo del Natale e per rinnovare i legami con gli altri membri della comunità.
Il presepe della parrocchia di San Benedetto non è solo una tradizione, ma un vero e proprio patrimonio di valori e di emozioni.
Grazie all’impegno di Patrizia, Christian e di tutti i volontari, questo presepe continua a crescere e a portare gioia e meraviglia a tutta la comunità, diventando un simbolo di speranza e di amore in un periodo dell’anno così speciale.
Gesù Bambino
La terza persona della famiglia è Gesù. Con la sua presenza essa diventa la Sacra Famiglia, anche se della sua infanzia non si sa praticamente niente.
Egli, il Figlio di Dio, vive nel nascondimento della sua famiglia terrena, ubbidiente a sua madre ed a suo padre, collaborando da grandicello nella bottega di Giuseppe, meraviglioso esempio di umiltà.
Certamente assisté il padre putativo nella sua vecchiaia e morte, come tutti i buoni figli fanno, ubbidientissimo alla madre, ormai vedova, fino ad operare per sua richiesta, il suo primo miracolo pubblico alle nozze di Cana.
Oltre al brano che si trova in Luca 2:41-52, la Bibbia non ci dice niente sull’adolescenza di Gesù. Da questo episodio apprendiamo alcune cose della Sua infanzia. Per prima cosa, Egli era figlio di genitori devoti e osservanti le ricorrenze religiose. Secondo i dettami della loro fede, Giuseppe e Maria facevano un pellegrinaggio annuale a
Gerusalemme per la Festa di Pesach (o Pasqua Ebraica). Essi portarono il loro figliuolo di 12 anni a celebrare la Sua prima Festa di Pesach in preparazione per il Bar Mitzvah all’età di 13 anni, quando i ragazzi ebrei celebrano il passaggio all’età adulta.
In questa storia vediamo anche che l’attardarsi di Gesù nel tempio non fu dettato dalla disobbedienza da parte Sua, ma piuttosto fu la conseguenza naturale della Sua consapevolezza di doversi interessare degli affari di Suo Padre. Il fatto che stupì gli insegnanti del tempio con la Sua saggezza e conoscenza, ci parla delle Sue straordinarie capacità, mentre il Suo ascoltare e fare domande agli anziani denota come Egli fosse del tutto rispettoso, assumendo il ruolo di studente come si addiceva a un ragazzino della Sua età.
Da questo avvenimento al Suo battesimo all’età di 30 anni tutto ciò che sappiamo dell’adolescenza di Gesù è che Egli lasciò Gerusalemme e tornò a Nazaret con i Suoi genitori, e che “stava loro sottomesso” (Luca 2:51). Gesù adempì i Suoi doveri verso i genitori terreni sottomettendosi al quinto comandamento, una parte essenziale di obbedienza perfetta alla legge mosaica che Egli emise per noi. Oltre a ciò, tutto quello che sappiamo è che “Gesú cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2:52).
Evidentemente, questo è tutto ciò che Dio ha ritenuto necessario che sapessimo. Esistono altri scritti extra-biblici che contengono storie riguardanti l’adolescenza di Gesù (quali il Vangelo di Tommaso, per esempio), ma non c’è modo di sapere se tali storie siano vere e affidabili. Dio ha deciso di non dirci molto sull’infanzia di Gesù – così dobbiamo solo confidare nel fatto che Lui ci abbia informato di tutto ciò che è necessario per noi sapere.
La Santa Famiglia
La Santa Famiglia si celebra la domenica successiva al Natale. Se il Natale ci ha già mostrato la Sacra Famiglia raccolta nella grotta di Betlemme, oggi siamo invitati a contemplarla nella casa di Nazareth, dove Maria e Giuseppe sono intenti a far crescere, giorno dopo giorno, il fanciullo Gesù
Possiamo immaginarla facilmente (gli artisti l’hanno fatto spesso) in mille situazioni e atteggiamenti, mettendo in primo piano o la Vergine santa accanto al suo Bambino, o il buon san Giuseppe nella bottega di falegname dove il fanciullo impara anche il lavoro umano, giocando.
Qual è la storia di questa festa?
La festa della Sacra Famiglia nella liturgia cattolica, nel secolo XVII veniva celebrata localmente; papa Leone XIII nel 1895, la fissò alla terza domenica dopo l’Epifania “omnibus potentibus”, ma fu papa Benedetto XV che nel 1921 la estese a tutta la Chiesa, fissandola alla domenica compresa nell’ottava dell’Epifania; papa Giovanni XXIII la spostò alla prima domenica dopo l’Epifania; attualmente è celebrata nella domenica dopo il Natale o, in alternativa, il 30 dicembre negli anni in cui il Natale cade di domenica.
La celebrazione fu istituita per dare un esempio e un impulso all’istituzione della famiglia, cardine del vivere sociale e cristiano, prendendo a riferimento i tre personaggi che la componevano, figure eccezionali sì ma con tutte le caratteristiche di ogni essere umano e con le problematiche di ogni famiglia. Innanzitutto, le tre persone che la componevano: Maria la prescelta fra tutte le creature a diventare la corredentrice dell’umanità, che diede il suo assenso durante l’Annunciazione all’arcangelo Gabriele. Seguì il suo sposalizio con il giusto Giuseppe, secondo i disegni di Dio e secondo la legge ebraica; e conservando la sua verginità, avvertì i segni della gravidanza con la Visitazione a s. Elisabetta, fino a divenire con la maternità, la madre del Figlio di Dio e madre di tutti gli uomini. E a lei toccò allevare il Divino Bambino con tutte le premure di una madre normale, ma avendo nel cuore la grande responsabilità per il compito affidatale da Dio e la pena per quanto le aveva profetizzato il vecchio Simeone durante la presentazione al Tempio: una spada ti trafiggerà il cuore. Infine, prima della vita pubblica di Gesù, la troviamo citata nei Vangeli, che richiama Gesù ormai dodicenne, che si era fermato nel Tempio con i dottori, mentre lei e Giuseppe lo cercavano angosciati da tre giorni.