Le vetrate

La chiesa, vasta e di ampio respiro, è illuminata principalmente da una serie di finestre che si aprono lungo le navate, sia nella parte più alta che nella bassa. Escluse le tre, più grandi, raffiguranti i santi titolare con Cristo Redentore, collocate nella controfacciata, sono complessivamente 28, equamente divise tra le due ali dell’edificio, 14 nella parte alta e altrettante in quella bassa, 7 per ciascun lato. Sono policrome e tutte riportano dei simboli religiosi con forte attinenza con lo spirito della chiesa. Realizzate dalla ditta Mellini di Firenze, vengono inaugurate l’8 giugno 2003, in occasione della solennità della Pentecoste, e con i loro simbolismi ci ricordano pagine di storia sacra. Tutte, indistintamente, offrono motivo di riflessione, ma, alcune, sono forse più significative, come la vetrata che raffigura Santa Lucia, che, pur privata della vista, diventa, per volontà divina, Luce per gli altri.

Cristo: Luce per illuminare le genti​

Navata destra dall’ingresso verso l’altare

“Nato Gesù in Betlemme di Giuda… vedendo la stella provarono grande gioia.” (Mt. 2, 2.10)
“Luce di rivelazione alle genti” (Lc.2,32) “Era la vera luce che illumina ogni uomo” (Gv.1,9)
“Io sono la luce del mondo: chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.” (Gv.8,12)
“Camminate mentre avete la luce…credete nella luce, per essere figli della luce.” (Gv.12,36)
“Voi siete la luce del mondo…perché faccia luce a tutti quelli che sono in casa.” (Mt.5,14)
“Camminate mentre avete la luce…credete nella luce, per essere figli della luce.” (Gv.12,36)
“La Gerusalemme celeste: la illumina lo splendore di Dio e il Suo luminare è l’Agnello.” (Ap.21,23)

Cristo: Luce per illuminare le genti

Navata destra dall’ingresso verso l’altare

Coronata di Fiori e ingemmata come una regina, sfolgora della luce di Dio che risplende in Cristo Risorto
Né dal supplizio della privazione della vista…. Per tutto questo ha meritato la palma del martirio
Né dal supplizio dell’olio bollente.
Né dal supplizio del fuoco...
...è la luce di Cristo Via Verità, Vita Vita che illumina anche la vita di Lucia… né può essere offuscata
…ma coloro che saranno giudicati degni dell’altro secolo e di risorgere dai morti, né si sposeranno…. (Lc.20,35) neanche un giogo di buoi riuscì a smuoverla.
Lucia: una delle vergini sagge (Mt.25,1-13)

Sacramenti della misericordia di Dio

Io ti assolvo dai tuoi peccati.
Dalla croce scaturiscono i frutti della redenzione, capaci di vincere le catene di ogni schiavitù morale e materiale, perché l’uomo creato libero è liberato da Cristo, che ha vinto la morte!
Per questa santa unzione il Signore ti guarisca.
L’olio che alimenta la lampada della carità mediante la preghiera fatta dalla comunità, purifica, conforta, dà sostegno, con una speciale grazia, nella malattia e nella debolezza, nella lotta contro ogni male.
Dona a questo tuo figlio la dignità del Sacerdozio
L’ordine sacro scaturisce direttamente dalle parole di Gesù nell’ultima cena: è esercitato nei tre gradi dell’episcopato, del presbiterato e del diaconato, per l’insegnamento, il culto divino e il governo pastorale….
Io prendo te come mio sposo…mia sposa.
Il fuoco è segno e simbolo dell’amore tra i coniugi, della indissolubilità del matrimonio che si fonda sulla volontà di donarsi mutuamente, per vivere un’alleanza d’amore fedele e fecondo. (CCC.1662)

Virtù teologali

Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali. Le virtù teologali rendono le facoltà dell’uomo idonee alla partecipazione alla natura divina.
Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio.
Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità.
Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino. (CCC 1812)
Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l’agire morale dei cristiani.
Esse informano e vivificano tutte le virtù morali.
Sono infuse da Dio nell’anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna.
Sono il pegno della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano. Tre sono le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità. (CCC 1813)

La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e che la Santa Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità. Con la fede “l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente”.
Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio.

La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo. “Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso” (Eb 10,23)

La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa della carità il comandamento nuovo.
Amando i suoi “sino alla fine” (Gv 13,1), egli manifesta l’amore che riceve dal Padre.

Virtù cardinali

Tra le virtù umane, quattro hanno funzione di cardine.
Per questo sono dette “cardinali”; tutte le altre si raggruppano attorno ad esse.
Sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza.
“Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche.
Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza ”
(Sap 8, 7).
Sotto altri nomi, queste virtù sono lodate in molti passi della Scrittura. (CCC 18

La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L'uomo " accorto controlla i suoi passi " (Prv 14, 15). " Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera " (1Pt 4, 7). La prudenza è la " retta norma dell'azione ", scrive San Tommaso sulla sica di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta "auriga virtutum" - cocchiere della virtù: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.
La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa. " Mia forza e mio canto è il Signore " (Sal 118, 14). " Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; Io ho vinto il mondo " (Gv 16, 33).
La giustizia è la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata " virtù di religione ". La giustizia verso gli uomini dispone a i diritti di ciascuno e stabilire nelle relazioni umane l'armonia che promuove l'equità nei confronti delle persone e del bene comune. L'uomo giusto, di cui spesso si fa parola nel Libri sacri, si distingue per l'abituale dirittura dei propri pensieri e per la rettitudine della propria condotta verso il prossimo. "Non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia " (Lv 19,15). "Voi, padroni, date al vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo" (Col 4, 1)
La temperanza è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell'onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio " istinto " e la propria " forza assecondando i desideri " del proprio " cuore " (Sir 5, 2). La temperanza è spesso lodata nell'Antico Testamento: "Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri" (Sir 18, 30). Nel Nuovo Testamento è chiamata "moderazione" o "sobrietà". Noi dobbiamo "vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo ". (Tt 2,12)
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