
Santa Lucia Martire
13 dicembre
Santa Lucia, universalmente riconosciuta come la Santa protettrice degli occhi e della vista, nacque a Siracusa nel lontano 283, dove muore nel 304 sotto il prefetto Pascasio, durante il periodo delle feroci persecuzioni contro i cristiani messe in atto dall’imperatore Diocleziano.
Tra Passio, fede e leggenda, si racconta, che la giovane, già promessa sposa, un giorno si recò con la madre malata a Catania e, davanti alla statua di Sant’Agata, vergine, martire del III sec., ne chiese l’intercessione per la guarigione della madre.
L’avvenuta guarigione sconvolse la vita di Lucia, che, rinunziando al matrimonio, si dedicò alla vita religiosa, suscitando le ire del mancato sposò che la denunziò come cristiana. Lucia non volle rinunziare alla sua fede e fu sottoposta, inutilmente, a diversi supplizi prima di essere decapitata il 13 dicembre del 304, mentre pare sia stata la stessa giovane a cavarsi gli occhi, riportati su un piattino, per non assistere ai mali del mondo.
Sulla figura di questa giovane martire, che riporta nel nome l’etimologia del termine latino LUX, “Luce”, si è scritto molto. A Siracusa, la città natale della Santa, sono conservate solo poche reliquie venerate nella chiesa a lei consacrata.
Si narra che il suo corpo, nel tempo, sia stato trasferito da una località all’altra, tanto da non poterne seguire con certezza i vari movimenti, ma, comunque siano andati realmente i fatti, oggi, attraverso varie vicissitudini, si trova a Venezia, nella chiesa di San Geremia e Lucia, esposto alla venerazione dei fedeli nella cappella a Lei consacrata.
Infatti, secondo la tradizione, le spoglie della Santa vennero prese a Costantinopoli, insieme a quelle di Sant’Agata, dal doge veneziano Enrico Dandolo nel 1204. Le reliquie della martire furono portate nella Chiesa di San Geremia, nel sestriere di Cannareggio, l’11 luglio 1860. Qui venne realizzato un altare su disegno dell’arch. Gaetano Rossi nel 1930 per rendere visibile il corpo da entrambi i lati. Nel 1955, il futuro Papa Giovanni XXIII, all’epoca patriarca card. Angelo Roncalli, commissionò allo scultore Minotto una maschera in argento che ricopre il volto della martire, lasciandole scoperta una piccola parte dietro l’orecchio sinistro. Il luogo è meta di innumrevoli fedeli provenienti da tutto il mondo. Una preghiera di Papa Giovanni XXIII evidenzia il carattere profondo della fede e della devozione alla Santa di tutti:
“O gloriosa Santa Lucia, che alla professione di fede, associasti la gloria del martirio, ottienici di professare apertamente le verità del Vangelo e di camminare secondo gli insegnamenti del Salvatore. O Vergine Siracusana, sii luce alla nostra vita e modello di ogni nostra azione, cosicchè, dopo averTi imitato qui in terra, possiamo, assieme a Te godere della visione del Signore. Amen.”
Lucia viene raffigurata con i suoi occhi su un piattino, un giglio, simbolo di purezza, la palma, simbolo del martirio, una torcia o una candela accesa, simbolo di mancanza di luce, e un pugnale, perché si vuole che sia stata pugnalata alla gola. Protettrice della città di Siracusa e di Mantova è invocata anche contro le oftalmie, infiammazioni dell’occhio.
I festeggiamenti del 13 dicembre
Il 13 dicembre la festa di Santa Lucia, occupa un posto speciale nel periodo dell’Avvento, un tempo di preparazione spirituale per il Natale e ricco di tradizioni.
La giovane martire cristiana il cui nome significa luce, dal latino lux, viene festeggiata in molte parti del mondo. Prima delle riforme del calendario, questa festa coincideva col Solstizio d’Inverno, il giorno più breve dell’anno, da sempre celebrato in molte culture, dai Saturnali ai romani allo Yule germanico. Visto anche il suo collegamento con la luce, la leggenda di Santa Lucia è sempre stata associata al Natale, giorno della venuta di Gesù, che della Luce divina è l’incarnazione definitiva. Più in generale, questa Santa è legata alla luce, a come essa manchi nei mesi invernali, e rappresenta in un certo modo la speranza per il ritorno della primavera. Santa Lucia è vista come una portatrice di luce, simbolo di speranza e fede in un momento dell’anno in cui le giornate sono più buie.
Questa ricorrenza è particolarmente sentita in molte regioni d’Italia, specialmente in Sicilia e nel nord, dove la figura di Santa Lucia è venerata come simbolo di luce e speranza. La santa, originaria di Siracusa, è conosciuta per la sua devozione e il suo martirio, e la sua storia è un richiamo alla fede e alla resilienza.
Santa Lucia è la patrona di Siracusa, città dove la ragazza era nata e dove subì il martirio nel 310 d.C., sotto il regno di Diocleziano, secondo alcune tradizioni perché portava cibo e aiuto ai cristiani nelle Catacombe, illuminando il proprio cammino con una corona di candele accese posata sul capo, secondo altre perché rifiutò di sposare un pagano.
La celebrazione inizia la sera del 12 dicembre, quando i bambini preparano dolci tipici, come le “cuccìe” (grano cotto con zucchero e cannella) e la “pasta di mandorle”, insieme a bevande calde per accogliere la santa.
Secondo la tradizione, Santa Lucia visita le case portando doni e luce, un gesto che simboleggia la speranza in un periodo di buio e freddo.
Durante le processioni in onore della Santa è consuetudine che i bambini indossino abiti bianchi e portino candele, rappresentando la luce che guida verso la nascita di Gesù. Questa tradizione non solo celebra la figura di Santa Lucia, ma invita anche a riflettere sui valori cristiani di carità, solidarietà e amore verso il prossimo.
La festa di Santa Lucia segna un momento di attesa e preparazione, incoraggiando i fedeli a rinnovare la propria fede e a vivere con maggiore consapevolezza il significato del Natale.
È un’occasione per rafforzare i legami familiari e comunitari, creando un’atmosfera di gioia e condivisione che prelude al Natale.
Il simulacro ligneo di Santa Lucia, presente nella Parrocchia di San Benedetto, è stato realizzato dallo scultore di Ortisei G. Vincenzo Mussner. La statua rappresenta la Santa in piedi, su un breve piedistallo a doppio gradino, con i capelli lunghi morbidamente sciolti sulle spalle e con una veste color ambra damascato con l’antica tecnica dell’estofado de oro, mentre un mantello di tonalità più scura è fermato sul davanti con una sorta di fermaglio. La Santa tiene in mano, con la destra, la foglia di palma, simbolo del suo martirio, mentre nell’altro braccio, su un panno, è sistemato un bulbo oculare. Il viso esprime tutta la bellezza della sua ingenua età. Una corona le cinge il capo e l’insieme è di una raffinata bellezza.
La tecnica decorativa dell’estofado de oro, introdotta in Sardegna durante la lunga dominazione spagnola, consiste nel pitturare gli abiti delle statue lignee come se indossassero abiti veri, in stoffa damascata, con ricami e disegni in oro, creando l’illusione visiva che la doratura non sia semplice pittura, ma sia vero tessuto, quindi statue lignee che indossano finti abiti di stoffe damascate. Tale tecnica restò in vigore a lungo nella scultura lignea devozionale, che portò a un notevole fiorire di statuaria decorata, dal ‘400 fino al sec. XVI, finché, verso l’800, al legno si preferì il marmo, più duraturo, decretando la “morte” anche di tanti altari lignei o retabli.
Tra le principali Fonti: “La chiesa di Santa Lucia, Parrocchia di San Benedetto. Tra fede, storia e arte” a cura della dott.ssa Anna Palmieri Lallai.

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