Gruppo Liturgico
Diaconi, cerimoniere, ministri istituiti del lettorato e accolitato, ministri dell’eucaristia, ministranti, chirichetti e chirichette
La parola “diacono” deriva dal greco diàkonos, servitore, ma sarebbe molto riduttivo considerare questa particolare figura che assiste i sacerdoti durante le celebrazioni come un semplice ‘servitore’. In questo articolo cercheremo di approfondire l’argomento e di spiegare come diventare diacono a chi volesse intraprendere questo impegno di fede.
Possiamo considerare il diacono un uomo che sceglie di vivere a metà strada tra lo stato laico e quello sacerdotale. Infatti, pur appartenendo all’ordine ecclesiastico, il diacono non è un sacerdote. È vero che il diaconato può essere la prima tappa verso il sacerdozio, e in questo caso si parla di diaconato transeunte, ma un diacono potrà anche scegliere di restare tale per sempre e prestare servizio con quel ruolo specifico, e allora si parlerà di diaconato permanente.
La presenza di figure assimilabili ai diaconi è documentata fin dai tempi degli apostoli, ma fu il Concilio Vaticano II a fissare una volta per tutte le leggi e le modalità del diaconato, attraverso la Costituzione dogmatica Lumen Gentium.
Nell’ambito del ministero ecclesiastico il diacono occupa il cosiddetto primo livello. Infatti, sempre a partire dal Concilio Vaticano II, nell’organizzazione moderna della Chiesa sono stati definiti tre gradi che raccolgono tutti coloro i quali hanno ricevuto l’Ordinazione: il primo livello è il Diaconato, il secondo il Presbiterato e il terzo l’Episcopato.
Al primo livello troviamo appunto i diaconi, che sono al servizio dei preti e dei vescovi. Possono amministrare il Sacramento del Battesimo. Fungono da assistenti durante la celebrazione dei matrimoni e da coordinatori per il ministero della carità e hanno l’autorità di predicare la Parola di Dio.
Al secondo livello troviamo i preti, altrimenti detti presbiteri. Anch’essi collaborano con i vescovi, ma, a differenza dei diaconi, possono amministrare tutti i Sacramenti, (ad esclusione dell’ordinazione religiosa), impartire la benedizione eucaristica e somministrare ai fedeli l’Eucaristia. Devono obbedienza ai vescovi e accettare i compiti che questi ultimi impartiscono loro, dal ministero di una parrocchia all’opera missionaria. Ovviamente anch’essi predicano la Parola di Dio.
Al terzo e più alto livello troviamo i vescovi, considerati i successori degli apostoli. Il loro potere ricopre tutti e tre i ministeri: munus propheticum o munus docendi (ministero dell’insegnamento), munus regalis o munus regendi (ministero del governo pastorale), munus sacerdotalis o munus liturgicum (ministero della santificazione).
Originariamente esistevano anche diaconi donna, che aiutavano i vescovi a battezzare le donne e prestavano altri servizi per loro. I loro compiti non erano probabilmente assimilabili a quelli dei diaconi maschi, e alla fine dell’XI secolo, queste figure vennero eliminate. Papa Francesco, il 12 maggio 2016 ha annunciato di voler “costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione” delle diaconesse. Tuttavia, per ora non è possibile alle donne accedere a questa posizione.
Cosa fa il Diacono?
Riguardo ai compiti del diacono, il Concilio Vaticano II ha definito la triade “diaconía della liturgia, della predicazione e della carità”. Nella già citata Costituzione dogmatica Lumen Gentium è scritto tra le altre cose che il diacono deve servire “il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio” (Lumen Gentium 29).
È comunque il vescovo a stabilire il mandato di un diacono.
Fondamentalmente il diacono assiste il sacerdote o il vescovo durante la Messa, svolgendo per esempio il servizio al calice e al libro, annunciando le intenzioni della preghiera universale, aiutando nella distribuzione della Comunione. Inoltre egli deve purificare e riporre i vasi sacri. Può eseguire la lettura del Vangelo e l’omelia, e in generale praticare il ministero della Parola.
Al di fuori della Messa il diacono può celebrare il Sacramento del Battesimo.
Nel rito latino, e solo con delega del sacerdote, può celebrare matrimoni.
Ha inoltre la facoltà di benedire persone, luoghi e oggetti e amministrare i sacramentali in genere. Può prendere parte al Rito delle Esequie e portare il viatico ai moribondi.
Come già detto, non può impartire la benedizione eucaristica né somministrare la comunione, ma può conservare e distribuire l’Eucaristia.
Spesso opere e strutture di carità diocesane o parrocchiali sono affidate alla cura di uno o più diaconi.
Come diventare Diacono permanente
Chi vuole diventare un diacono permanente deve affrontare un cammino di formazione spirituale, umana, pastorale, intellettuale che deve durare almeno cinque anni. È un passo che richiede grande impegno, studio e spirito di sacrificio, e va compiuto nella consapevolezza del tempo e dell’energia che si può dedicare ad esso, unitamente al lavoro e alla cura della propria famiglia, se ne esiste una.
Durante questo periodo l’aspirante diacono dovrà dedicarsi tra le altre cose allo studio della teologia e dovrà prestare assiduamente servizio presso le comunità parrocchiali. Sarà inoltre necessario che egli abbia in precedenza ottenuto un Diploma di scuola superiore.
Tutte le norme per la formazione di un diacono sono raccolte nel documento Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti redatto dalla Congregazione per l’educazione cattolica e Congregazione per il clero.
L’aspirante diacono deve essere, naturalmente, battezzato. Se il battesimo ha avuto luogo in età adulta devono essere trascorsi da esso almeno 5 anni.
Deve avere almeno 25 anni, se è celibe, 35 se sposato. Infatti, mentre i candidati al diaconato transeunte devono essere rigorosamente celibi, i diaconi permanenti possono essere sposati al momento dell’ordinazione. Quindi un diacono si può sposare? No, se l’aspirante diacono non è già sposato al momento dell’ordinazione, dopo non potrà più sposarsi e dovrà rispettare il celibato. Qualora l’aspirante diacono sia già sposato la Chiesa dovrà riconoscere il suo matrimonio e garantirlo.
Occorre presentare svariati documenti, tra cui il certificato di battesimo, la conferma del matrimonio, una fotografia recente di se stessi, e una dell’eventuale coniuge, una lettera di consenso dal coniuge, lettere di presentazione, cartelle cliniche, trascrizione del percorso accademico, controllo dei precedenti, il certificato di residenza legale.
Inoltre, il rettore della struttura che ha ospitato l’aspirante diacono durante il periodo di formazione e studio necessario, dovrà redigere una relazione accurata sui suoi progressi nell’arco dei cinque anni canonici.
Le funzioni del Diacono in parrocchia
Poiché il requisito fondamentale di un diacono è la carità, i suoi compiti nell’ambito della parrocchia saranno legati soprattutto alla sua pratica. A imitazione di Cristo-servo, il diacono dovrà essere d’esempio a tutti i fedeli nel porsi costantemente al servizio dei fratelli, soprattutto i più bisognosi e sofferenti. Dovrà dunque impegnarsi in un continuo servizio di carità, educazione cristiana, animazione delle strutture pastorali, soprattutto quelle che coinvolgono giovani, anziani e malati.
Dovrà portare la Parola di Dio ai fedeli, organizzando e promuovendo gruppi-famiglia, incontri sulle Scritture. Fornirà anche consiglio e aiuto ai catechisti.
Dovrà promuovere la partecipazione liturgica, contribuendo alla formazione dei Lettori, degli Accoliti e dei ministranti, guidando i Ministri Straordinari. Potrà partecipare anche all’organizzazione e alla gestione del Coro parrocchiale.
Il Diacono sposato e la sua famiglia
Se un uomo già sposato decide di diventare diacono dovrà essere sicuro che la sua famiglia sia pronta ad appoggiarlo incondizionatamente in questa scelta. Infatti l’impegno che un tale compito richiede a livello di tempo, ma soprattutto di condotta, non può essere avulso da una situazione famigliare serena. La famiglia non viene certo esclusa da questo impegno. Anzi, il diacono può offrire grazie ad essa un’autentica testimonianza di vita familiare, che funga da esempio e modello per le altre famiglie. Il diacono sposato può esibire la propria famiglia come prova della santità del matrimonio, della virtù della castità matrimoniale. Anzi, se la moglie e i figli sono favorevoli, può coinvolgere anche loro nei servizi da lui svolti presso la parrocchia e la comunità, creando una sorta di “famiglia diaconale”. Dobbiamo pensare che il diacono è e resta un uomo, e come tale, proprio nell’essere anche marito e padre, può dare prova di maggior sensibilità e capacità empatica nei confronti di altre famiglie, soprattutto nelle situazioni più delicate, o che implicano il contatto con bambini, giovani e anziani.
La preparazione del Diacono
Abbiamo già accennato al fatto che l’aspirante diacono deve affrontare un percorso di formazione umana, spirituale, dottrinale, pastorale.
Per quanto riguarda la formazione umana in diacono dovrà coltivare le virtù necessarie per permettergli di diventare esempio e tramite tra gli alti fedeli e Cristo. Amore, rispetto, lealtà, coerenza, obbedienza, umiltà. Soprattutto è necessario che sia una persona dotata di maturità e di un equilibrio interiore tale da permettergli di poter affrontare ogni situazione mantenendosi saldo e sicuro. Dovrà essere in grado di relazionarsi con gli altri, dimostrando sempre cordialità e disponibilità. Se sposato, il suo matrimonio dovrà essere saldo e illuminato da tutte le virtù e le gioie di un matrimonio cristiano.
La formazione spirituale del diacono è connessa alla scoperta dell’amore di Cristo e alla sua condivisione sotto forma di servizio e propensione verso gli altri. Il diacono deve imparare a donarsi senza remore, mettendo da parte ogni egoismo. L’Eucarestia, a cui dovrà accostarsi con frequenza, gli fornirà la forza e l’alimento per quest’opera d’amore. Inoltre, il diacono dovrà nutrire il proprio spirito con la lettura e lo studio della Parola di Dio e attraverso la pratica personale e familiare della Liturgia delle Ore.
La formazione teologica dovrà essere adeguata ai compiti che il diacono dovrà sostenere e il più possibile completa. Oltre alla lettura e allo studio del Vangelo, dovrà comprendere lo studio delle opere dei Padri, una solida base teorica di teologia e morale, lo studio accurato della Liturgia, il Magistero della Chiesa.
La Formazione pastorale verrà da sé grazie alla frequentazione da parte dell’aspirante diacono della comunità parrocchiale e dagli scambi con altri diaconi già consacrati. In base alla sensibilità personale e all’inclinazione il futuro diacono potrà poi scegliere verso quale ambito pastorale rivolgere le proprie energie, compatibilmente sempre con il compito che il vescovo stabilirà per lui.
Avere un amico o un parente che abbraccia il cammino sacerdotale è sempre una gioia. Il diaconato non fa eccezione. Se qualcuno che conoscete e amate ha deciso di intraprendere questo cammino difficile e impegnativo sarà sicuramente felice di sapere che siete con lui e lo sostenete.
Diaconi della Parrocchia di San Benedetto chiesa di Santa Lucia Cagliari
Nella Parrocchia di San Benedetto Chiesa Santa Lucia si sono succeduti diversi Diaconi, che hanno fatto la Storia della Parrocchia e che rimarranno per sempre nella memoria dei fedeli.
La figura del Cerimoniere
La figura del cerimoniere è una figura ormai consolidata nella storia della chiesa; basti pensare che l’ufficio dei Magistri Caerimoniarum Apostolicarum, oggi Ufficio Liturgico del Sommo Pontefice risale ad almeno il XV secolo.
Nelle norme liturgiche è difficile trovare riferimenti alla figura del cerimoniere, ma quei pochi presenti ci fanno intuire l’importanza del suo ruolo.
Nei Principi e Norme del Messale Ambrosiano si afferma che è bene che vi sia qualcuno incaricato di predisporre con cura le celebrazioni, e di preparare i ministri a compierle con decoro, ordine e devozione.
Il Caeremoniale Episcoporum poi stabilisce che il maestro delle cerimonie deve essere veramente esperto di sacra liturgia, della sua storia e delle sue caratteristiche, delle sue leggi e delle sue regole; deve ugualmente avere esperienza di questioni pastorali, così che sappia come debbano essere ordinate le sacre celebrazioni, non solo per favorire la fruttuosa partecipazione del popolo, ma anche per promuovere il decoro di esse. Si preoccupi che siano osservate le leggi delle sacre celebrazioni, secondo il loro vero spirito, e le legittime tradizioni della Chiesa locale che possano essere di utilità pastorale. Si metta d’accordo a tempo opportuno con i cantori, gli assistenti, i ministranti e i celebranti su ciò che si deve fare e dire; durante la celebrazione invece usi la massima discrezione possibile; non dica nulla di superfluo; non occupi il posto dei diaconi e degli assistenti a fianco del celebrante e infine compia tutto con pietà, pazienza e precisione.
Il cerimoniere nella nostra Parrocchia
Fin dalla creazione del gruppo dei “ministri” della Parrocchia vi sono stati giovani seminaristi e adulti laici che si sono occupati di guidare il servizio all’altare.
Il cerimoniere è corresponsabile insieme al parroco degli aspetti pratici e organizzativi.
Il cerimoniere ha il compito di guidare i ministrati durante la celebrazione.
Informa i ministri per quanto riguarda gli aspetti pratici del servizio che devono svolgere. A questo fine organizza delle prove per spiegare le celebrazioni più importanti, formare i nuovi ministri e istruirli, preparare i turni di servizio.
Il Cerimoniere si accorda con il parroco, gli altri sacerdoti, il diacono e il gruppo liturgico per una buona riuscita di tutte le celebrazioni liturgiche.
Inoltre, spetta al Cerimoniere preparare tutto quanto è necessario per le celebrazioni liturgiche e le altre sacre celebrazioni, che sono compiute dalla parrocchia e dirigerle secondo le vigenti prescrizioni del diritto liturgico.
Il cerimoniere della Parrocchia di San Benedetto è Carlo Lolliri, dal 2017
Chi è il “lettore”?
La Parola è un cardine – insieme all’Eucarestia – della Celebrazione eucaristica. E la Parola va proclamata. Ufficio importante per la Chiesa: attraverso la proclamazione della parola di Dio nella liturgia, infatti, il Cristo risorto si fa realmente presente tra i fedeli e dona loro il suo Spirito per la glorificazione di Dio Padre e la loro santificazione. “Si fa la lettura delle memorie degli apostoli e degli scritti dei profeti sin che il tempo lo permette. Quando il lettore (o anaginóskon = colui che legge) ha terminato, colui che presiede tiene un discorso per ammonire ed esortare all’imitazione di questi buoni esempi“: è Giustino, nel II secolo, nel suo testo “Apologia” a raccontarci ciò. Sino al III secolo, però, il “lettorato” non è ancora ufficialmente definito. Sarà il vescovo Cipriano (nel III secolo) a offrirci una visione più accurata, dividendo in due categorie i lettori: i lectores doctorum audientium, che coadiuvavano i presbiteri nella preparazione dei catecumeni; e i lectores propriamente detti, che erano istituiti dal vescovo con il parere di tutta la comunità.
Questi, facevano parte del clero e ricevevano il sostentamento della Chiesa. Molte volte l’ufficio di lettore era una tappa fondamentale prima di divenire “presbiteri”, dunque, “sacerdoti”. Sotto il pontefice Gregorio Magno (sec. VII-VIII) troviamo una specifica ordinazione dei lettori. Sono i libri liturgici del tempo a fornirci questa informazione. Giungiamo, ora, a comprendere meglio qual è il ruolo del “lettore” nella Liturgia cattolica. Fino al 1972 il lettorato era il secondo degli ordini sacri minori. Grazie a Papa Paolo VI – con la lettera apostolica “Ministeria quaedam” (1972) – il lettorato è diventato il primo ministero laicale, benché riservato ai soli maschi adulti, e passaggio da compiere per poter accedere successivamente all’accolitato, al diaconato e al presbiterato. Con la nuova lettera apostolica “Spiritus Domini”, il Pontefice Francesco ha esteso, per la prima volta, il ministero del lettorato anche alle donne.
Cosa vuol dire “Accolitato”?
Partiamo dal significato della parola “accolito”: “accompagnatore” e “aiutante”, inteso come servizio di sostegno alla liturgia. L‘Accolito è istituito per aiutare il Diacono e per fare da ministro al Sacerdote. È dunque suo compito curare il servizio dell’altare, aiutare il Diacono e il Sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della Santa Messa; inoltre, distribuire, come ministro straordinario, la Santa Comunione. Durante il rito di istituzione dell’accolito al candidato vengono consegnati la patena e il calice, quali simbolo del servizio che l’accolito presterà all’altare e del duplice incarico di distribuire la Santa Comunione come ministro straordinario dell’Eucaristia e di guidare le adorazioni eucaristiche.
Per poter comprendere, meglio, il ruolo di questa “figura”, attingiamo dal Messale Romano: “Nella processione all’altare, l’accolito può portare la croce, affiancato da due ministri con i ceri accesi. Giunto all’altare, colloca la croce presso l’altare, affinchè sia la croce dell’altare, altrimenti la ripone in un luogo degno. Quindi va al suo posto in presbiterio. (…) Durante l’intera celebrazione, è compito dell’accolito accostarsi, all’occorrenza, al sacerdote o al diacono per presentare loro il libro o per aiutarli in tutto ciò che è necessario. Conviene pertanto che, per quanto possibile, occupi un posto dal quale svolgere comodamente il suo compito, sia alla sede che all’altare”. Ma, un ruolo importante, lo troviamo al momento della cosiddetta “Liturgia eucaristica”.
Sempre nel testo “Ordinamento generale del Messale Romano”, all’articolo 190 troviamo: “In assenza del diacono, terminata la preghiera universale, mentre il sacerdote rimane alla sede, l’accolito dispone sull’altare il corporale, il purificatoio, il calice, la palla e il Messale. Quindi, se necessario, aiuta il sacerdote nel ricevere i doni del popolo e, secondo l’opportunità, porta all’altare il pane e il vino e li consegna al sacerdote. Se si usa l’incenso, presenta il turibolo al sacerdote, e lo assiste poi nell’incensazione delle offerte, della croce e dell’altare. Quindi incensa il sacerdote e il popolo”. Anche in questo caso, questo ruolo – prima dell’ultimo documento di Papa Francesco – era ricoperto dai soli uomini. La storia della Chiesa è in continuo movimento, questo ci dice la Lettera Apostolica “Spiritus Domini”. In fondo, si sa bene, lo Spirito parla sempre.
Gli accoliti, nella comunità di Santa Lucia
Gli accoliti Istituiti nella diocesi di Cagliari che prestano servizio nella comunità di Santa Lucia sono 3.
Il loro compito non si limita solo a questioni pratiche, ma si estende nel dare testimonianza della loro fede in modo autentico, e contribuendo alla crescita spirituale della comunità.
Il Ruolo degli Accoliti nella Parrocchia di San Benedetto.
1. Servizio Liturgico
Durante le celebrazioni eucaristiche, gli accoliti hanno un ruolo fondamentale. Si occupano della preparazione dell’altare, portano i doni e assistono il sacerdote e il diacono sempre guidati dal Cerimoniere.
Questo servizio richiede non solo attenzione e precisione, ma anche una profonda consapevolezza del significato liturgico di ogni gesto. La loro presenza contribuisce a creare un’atmosfera di sacralità e rispetto, essenziale per la celebrazione dei sacramenti.
2. Sostegno alla Comunità
Oltre al servizio durante la liturgia, gli accoliti sono attivamente coinvolti nella vita quotidiana della parrocchia.
La loro capacità di coinvolgere gli altri e di creare opportunità di crescita spirituale è fondamentale per la vivacità della comunità. Inoltre, rappresentano un punto di riferimento per i giovani e per coloro che desiderano avvicinarsi alla fede.
3. Testimonianza di Fede
Gli accoliti non sono solo servitori durante la liturgia, ma sono anche testimoni della fede nel loro quotidiano. La loro vita deve riflettere i valori cristiani, mostrando un impegno autentico nella preghiera, nella carità e nella solidarietà. Attraverso il loro esempio, ispirano gli altri membri della comunità a vivere con maggiore dedizione la propria fede, incoraggiando una cultura di servizio e amore fraterno.
4. Formazione e Crescita Spirituale
L’istituzione degli accoliti non segna la fine di un percorso, ma l’inizio di una nuova fase di crescita spirituale. Gli accoliti sono invitati a continuare il loro cammino di formazione, approfondendo la conoscenza della liturgia, della Sacra Scrittura e della tradizione della Chiesa. Questo impegno non solo arricchisce la loro vita personale, ma li prepara anche ad affrontare le sfide del ministero con maggiore consapevolezza e competenza.
La loro presenza in Parrocchia non solo arricchisce la liturgia, ma promuove anche una maggiore partecipazione e coinvolgimento dei fedeli nella vita parrocchiale. Con il loro servizio, gli accoliti contribuiscono a costruire una comunità più unita e viva nella fede, in grado di affrontare le sfide del mondo contemporaneo con coraggio e determinazione.
In un’epoca in cui la spiritualità è spesso messa alla prova, gli accoliti, invitano tutti a riscoprire la bellezza del servizio e della comunione fraterna. La loro missione è un invito a tutti noi a vivere la nostra fede con passione e dedizione, rendendo la comunità parrocchiale un luogo di accoglienza, crescita e amore.
I ministri straordinari della Comunione Eucaristica hanno il compito nella chiesa di servire i malati o gli anziani portando loro la santa Comunione.
Visitandoli nelle loro case e portando loro l’Eucaristia e la Parola, essi manifestano l’attenzione dei pastori e l’amore della comunità verso le sorelle e i fratelli sofferenti che non possono frequentare la chiesa. Sono i sacerdoti della parrocchia ad affidare ai ministri i malati da visitare; periodicamente i sacerdoti si recano da questi malati per la santa confessione.
Questo ministero può essere conferito a uomini e donne, religiosi o laici, su proposta del Parroco, secondo specifiche norme diocesane. Viene richiesta un’adeguata preparazione attraverso la frequenza di un corso di formazione e momenti di incontro con i sacerdoti.
È possibile, inoltre, partecipare a corsi formativi proposti dalla diocesi o dalla propria zona pastorale. Da quest’anno, i ministri sono chiamati mensilmente all’adorazione eucaristica, guidata dal sacerdote: la preghiera davanti a Gesù Eucaristico è fondamento, forza e motivazione di questo servizio, che ognuno considera come il dono più grande.
Ogni 5 anni viene fatta richiesta alla diocesi, su proposta del Parroco, di rinnovo del mandato.
Questi stessi ministri possono essere incaricati di distribuire la Comunione durante la messa in caso di assenza o impedimento di presbiteri o diaconi e allo scopo di contenere la distribuzione dell’Eucaristia in tempi ragionevoli. Se essi non fossero presenti o non bastassero, sarebbe possibile, secondo le apposite indicazioni diocesane, incaricare ad actum un fedele adulto, uomo o donna.
Attualmente nella nostra parrocchia sono presenti 8 ministri straordinari della comunione, guidati da don Massimo Noli.
Il Gruppo Liturgico formato dai Ministranti è suddiviso in due gruppi di fasce di età ed è costituito da adulti e ragazzi che si occupano del servizio all’altare. Le bambine e i bambini sono comunemente chiamati “chierichetti/e”.
Nella Parrocchia di San Benedetto, Chiesa di Santa Lucia, è stato istituito da diversi anni il ruolo del “Ministrante”.
Attualmente, nella nostra Comunità ci sono 12 Ministranti adulti, di cui 3 sono Accoliti Istituiti della diocesi di Cagliari, che prestano servizio per tutte le Celebrazioni Eucaristiche Parrocchiali.
Nella Chiesa cattolica, il ministrante è colui che svolge un servizio pieno, attivo e consapevole a Dio, nella persona del sacerdote e nell’assemblea, nelle Sacre Scritture e nel Sacramento. Il suo è considerato un vero e proprio ministero liturgico, dal momento che il ministrante, nel condurre la sua vita, è chiamato ad assumere un comportamento conforme agli insegnamenti del Vangelo ed è particolarmente indirizzato a svolgere compiti di apostolato.
Annotazioni storiche
Prima del Concilio Vaticano II si usava il termine chierichetto, vezzeggiativo di “chierico”, derivato dal latino “clerum”, a sua volta ripreso dal greco “kleros”, con il significato di “parte scelta“. Con la riforma liturgica si è voluto specificare qual è il senso e la forma di questo ministero e si è sostituito il termine “chierichetto” con “ministrante“, che viene dal latino “ministrans”, cioè “colui che serve“. È detto anche “ministro dei ministri“, essendo al servizio di essi.
Aspetto canonico
A livello giuridico, il servizio del ministrante è legato a quello del ministro istituito (uno dei due ministeri, assieme a quello del lettore) detto accolito. La Chiesa cattolica prevede che oltre all’accolito istituito si possa dare anche un ministero di accolito de facto: i fedeli possono svolgere temporaneamente alcune funzioni dell’accolito e questo è quello che avviene con la funzione svolta dai ministranti (specialmente nella preparazione dei vasi sacri e delle incensazioni, o nell’adempiere a funzioni diverse come cerimoniere liturgico, specialmente nell’assistenza di un vescovo, porgendo mitra e pastorale con la vimpa o veletta che è una sorta di sciarpa).
Servizio
Durante la funzione liturgica prestano assistenza al celebrante con le ampolline, il messale, il campanello e altri oggetti liturgici. Possono assolvere al compito di turiferario (addetto al turibolo per le incensazioni), navicelliere (addetto alla navicella), ceroferario (addetto ai candelieri), crocifero (addetto alla croce).
Compiti non canonici sono la raccolta delle offerte e il portare il segno della pace ai fedeli. Possono inoltre leggere brani minori delle letture o animare le risposte dei fedeli.
Pastorale dei ministranti
I ministranti sono organizzati in gruppi liturgici parrocchiali con assistenti per la formazione e responsabili per l’organizzazione, esistono anche dei gruppi decanali o addirittura diocesani. Si entra a far parte del gruppo dopo un periodo di prova e di formazione, ricevendone il mandato durante una celebrazione e impegnandosi a svolgere al meglio il servizio.
Gli abiti dei ministranti sono molteplici e differenti. A seconda della tradizione locale e delle indicazioni dell’Ordinario (il vescovo) i ministranti indossano:
Abito talare con cotta: La talare del ministrante può essere di colore nero o rossa. La cotta è bianca con il collare bianco.
Camice (o Alba): Veste bianca che raggiunge i piedi, essa può essere di varia fattura, ad esempio può avere il cappuccio o può essere a collo quadro. Può essere corredata da uno stolone del colore liturgico.
Tarcisiana: Veste bianca simile al camice. La differenza sta nelle due strisce rosse verticali che scendono dalle spalle. Il nome deriva da uno dei molteplici patroni dei chierichetti: San Tarcisio.
Il santo Patrono
Il santo patrono dei ministranti è San Tarcisio il protomartire dell’ Eucaristia, ucciso da soldati romani mentre stava portando l’Eucarestia ai carcerati. I militi, non essendo riusciti a rubargli il corpo di Cristo, innervositi lo ammazzarono. In alcune diocesi il santo patrono è San Domenico Savio. Da molti è invocato come santo patrono anche San Luigi Gonzaga.
Accanto ai ministranti vi è la figura del Cerimoniere che li guida durante la messa nei diversi compiti che devono svolgere i ministranti.
Ministranti e Ministri Istituiti
I Ministri con i tre Accoliti Istituiti sono stati scelti per la loro dedizione e fede, sono impegnati a servire la comunità con amore e impegno.
Per garantire un servizio sempre più efficace, la parrocchia organizza mensilmente corsi di formazione. Durante questi incontri, i ministri approfondiscono tematiche teologiche, pastorali e pratiche, acquisendo strumenti utili per affrontare le sfide quotidiane del loro ministero.
Questi momenti di formazione, non solo offrono conoscenze teoriche, ma anche opportunità di confronto e condivisione tra i partecipanti, creando un clima di fraternità e supporto reciproco.
Questo scambio di esperienze arricchisce ogni membro, rafforzando il senso di comunità e di appartenenza.
In aggiunta, la parrocchia promuove ritiri spirituali solitamente nei tempi “Forti” dell’anno liturgico, e all’inizio di ogni anno Pastorale, occasioni preziose in cui i ministri, insieme alle loro famiglie, possono allontanarsi dalla routine quotidiana per dedicarsi alla preghiera e alla meditazione, per così poi mettere le basi su quelle che saranno le nuove proposte e iniziative da intraprendere durante tutto l’anno.
Questi ritiri sono progettati per favorire un profondo rinnovamento spirituale e per creare spazi di riflessione personale.
Attraverso momenti di adorazione, condivisioni e attività di gruppo, i partecipanti hanno l’opportunità di approfondire la loro relazione con Dio e di rafforzare i legami familiari.
I ritiri non solo nutrono la dimensione spirituale, ma offrono anche un’importante occasione di crescita come famiglie, permettendo di condividere esperienze e riflessioni in un ambiente sereno e accogliente.
In questo modo, la parrocchia di San Benedetto diventa un luogo di crescita continua, dove i ministri e le loro famiglie possono sentirsi sostenuti nel loro cammino di fede, trovando nella comunità un supporto fondamentale per il loro servizio e la loro vita spirituale.
Per informazioni più specifiche sul percorso di preparazione per aderire a uno dei gruppi Ministranti, chiedere al Parroco Don Massimo Noli.
I ministranti chierichetti/e sono un’importante realtà all’interno della parrocchia di San Benedetto di Cagliari.
Questo gruppo è composto da Bambine e bambini che, con passione e dedizione, servono durante le celebrazioni liturgiche, contribuendo a rendere un momento speciale e significativo le Messe domenicali e festive delle famiglie.
Chi sono i chierichetti/e?
Il nostro gruppo è aperto a tutti i giovani della parrocchia, dai 7 anni in su, che desiderano avvicinarsi al servizio liturgico. Essere un chierichetto/a non significa solo indossare una veste e portare candele; significa anche vivere un’esperienza di crescita personale e spirituale. Attraverso il servizio, i nostri ministranti imparano a conoscere meglio la loro fede, a comprendere il significato della liturgia e a sviluppare un profondo rispetto per la sacralità dei momenti che viviamo insieme.
Attività e Formazione
Oltre a servire durante le messe, vengono organizzate una serie di attività formative e ricreative. Questi incontri non solo offrono una preparazione adeguata al servizio liturgico, ma sono anche un’opportunità per costruire legami di amicizia e solidarietà tra i membri del gruppo.
Le attività includono
- Incontri di Formazione: Sessioni mensili in cui approfondiamo i diversi aspetti della liturgia, la storia della nostra fede e il ruolo del chierichetto nella comunità.
- Ritiri Spirituali: Momenti di riflessione e preghiera, lontani dalla frenesia quotidiana, per riscoprire la vocazione e il rapporto con Dio.
- Attività di Gruppo: Giochi, gite e attività sociali che favoriscono la coesione del gruppo e rendono l’esperienza ancora più divertente e significativa.
Il Ruolo del Chierichetto Essere un chierichetto è un compito di grande responsabilità.
I ministranti aiutano il sacerdote durante la celebrazione, portando oggetti liturgici, assistendo durante le preghiere e creando un’atmosfera di raccoglimento e rispetto.
Ogni chierichetto è un ambasciatore della fede, e il loro esempio può ispirare altri giovani a partecipare attivamente alla vita della parrocchia.
Come unirsi a noi?
Se sei interessato a diventare un chierichetto/a, ti invitiamo a contattarci!
Organizziamo periodicamente incontri di orientamento per accogliere nuovi membri e spiegare il nostro programma. Sarà un’opportunità unica per vivere la tua fede in modo attivo e coinvolgente, scoprendo il valore del servizio e l’importanza della comunità.
Il nostro gruppo di ministranti è una famiglia che cresce insieme, condividendo gioie, sfide e momenti indimenticabili.
Ti aspettiamo a braccia aperte per intraprendere questo meraviglioso viaggio di fede e amicizia!
Per ulteriori informazioni, non esitare a contattarci tramite la parrocchia o rivolgendoti direttamente a Don Massimo, o a seguirci sui canali social della Parrocchia.
Per iscriversi a diventare Chirichetto e Chirichetta, scaricare il modulo qui.
Per approfondire:
Invito alla Comunità della Chiesa di Santa Lucia di Cagliari Cari membri della comunità, Con grande gioia e fervore, vi annunciamo un …