La Chiesa di Santa Lucia

La Chiesa

La chiesa di Santa Lucia, posta a livello quasi stradale, si affaccia sulla via Donizetti, col prospetto principale antistante uno slargo, che, per quanto confortato da alcune comode panchine che la identificano quasi come una “piazzetta- sagrato”, è in parte celata alla vista e all’attenzione dei passanti dagli alti alberi che, ombreggiando lo spazio, non permettono di potere godere appieno della sua vista, che denota armonia e organicità. Ma il tempo sa consolidare i veri sentimenti, e, nonostante il trascorrere degli anni e il caos cittadino che spesso turba il dovuto raccoglimento e la sua religiosità, la chiesa continua a rappresentare un’oasi di fede e un importante, fondamentale punto di riferimento per i numerosi parrocchiani.
La chiesa, sobria e elegante nella sua più autentica linearità, viene realizzata in stile neoromanico nel rispetto del primitivo disegno del 1949 del Cambellotti, ricordato in città anche per aver progettato tra il 1962 e il 1967, insieme al fratello Lucio, vincitori di un concorso pubblico, la monumentale scalinata di Bonaria, resa sinuosa per salvaguardare la presenza di preesistenti tombe romane.
Il tempio religioso, ben inserito nel contesto socio-economico del territorio, si presenta dalla struttura moderna e organica. Dagli ampi equilibri, senza campanile, è privo di quelle inutili decorazioni che talvolta possono oscurare il piacere della semplicità e della nostra caratteristica pietra calcarea con cui è rivestito. Brevemente direi che la chiesa si presenta come uno scrigno di fede realizzato in pietra.
L’esterno, infatti, ha un placcaggio in pietra da taglio in cantoni rettangolari a vista, lisci e bugnati, del nostro prezioso calcare, che lo rendono luminoso e piacevole allo sguardo.
La costruzione, armoniosa nelle proporzioni, si articola su due livelli.
Quello inferiore, più largo, è introdotto da un ampio portico o pronao, che, protetto da artistiche cancellate in ferro con simboli religiosi e con soffitto ligneo, è costituito da uno spazio aperto retto da quattro robusti pilastri che servono a dare vigore e slancio all’intera facciata. I pilastri, in cemento armato con rivestimento in grandi lastroni calcarei, riportano incisi nella parte alta frontale i simboli degli Evangelisti, dovuti a Duilio Cambellotti, padre del progettista, autore anche delle foglie di palma, sempre differenti, incise nel lato interno dei pilastri delle navate.

L'esterno

Il livello superiore, più stretto, con terminale leggermente a capanna e copertura a tegole rosse, presenta tre finestre frontali, che contribuiscono con le tante dislocate lungo le navate, a illuminare l’interno. In particolare le finestre frontali, col loro numero, s’ispirano chiaramente al concetto trinitario, tanto valorizzato dal Concilio di Trento (1545-1563). All’apice, quasi seminascosta, svetta una semplice croce trilobata realizzata in bronzo dorato.

 

In particolare, il portale principale, più largo, contornato da una semplice modanatura, è in asse con la più ampia navata centrale, mentre i due laterali, corrispondenti alle relative navate, sono più stretti. Tutti gli ingressi con portone ligneo sono introdotti da una bussola vetrata con una scultura bronzea, che serve da maniglia.

Particolare quella dell’ingresso principale, dalla forma tondeggiante, che riproduce l’occhio di Santa Lucia, mentre le laterali raffigurano dei raggi. Tutte sono state realizzate nel 1999 dall’artista vivente di Monserrato, Gianni Argiolas.

La chiesa, come accennato, nel suo complesso s’ispira allo stile neoromanico, facendo riaffiorare la tecnica dello stile romanico molto apprezzato non solo a Cagliari, ma in tutta la Sardegna, tanto che, per diversi secoli, ha dato forma a edifici religiosi fra i più importanti che ancora possiamo vantare, dove il fascino dei grandi blocchi parlano di storia.

Ma, a ben vedere, il prospetto della nuova struttura, squadrato con pronao, “richiama” e si ricollega, in particolare, alla chiesa di Santa Sabina e all’antica Basilica di San Lorenzo fuori le mura, presenti a Roma. Dal 1958, verso il lato occidentale, la chiesa gode di un edificio destinato alla canonica, costituito da un interrato e da due piani con copertura a terrazzo.

L'interno

Varcata la soglia, ci accoglie un ambiente piacevole, col presbiterio rivolto verso est, verso il sole che sorge, Cristo che illumina, secondo un antico concetto che trova le sue radici nell’orientamento delle più antiche chiese cristiane. Tutto l’ambiente è soffusamente illuminato soprattutto dall’alto, dalla luce che filtra dalle 14 vetrate policrome (sette per lato), che, raffiguranti simboli e Santi, si aprono lungo la parte superiore della navata centrale e dalle tre della controfacciata con la riproduzione di Cristo Pantocratore e dei Santi titolari. Altre 14 vetrate minori, ugualmente con vetri policromi e simboli, si aprono nella parte più bassa, lungo le navate, contribuendo a creare l’atmosfera più giusta alla meditazione e alla preghiera più intima. Tutte le vetrate, realizzate dalla ditta Mellini di Firenze, vengono inaugurate l’8 giugno 2003, in occasione della solennità della Pentecoste.
L’interno, sobrio, ma elegante, a impianto trinavato rettangolare, con pavimento in lastroni di marmo grigio, si presenta alla vista dei fedeli come pervaso e dominato dalla più sentita spiritualità. Tutto l’ambiente, riprendendo un antico concetto romanico, ha copertura lignea. La navata centrale, con due file di banchi per ospitare i fedeli, ben separati perché l’altare della celebrazione sia da subito ben visibile, è sovrastata da un soffitto ligneo piatto con sobri decori dorati, mentre le navate laterali, più basse, ciascuna con una sola fila di banchi, presentano la più tradizionale copertura lignea a capriata. Le navate sono tra loro separate da una serie di pilastri in cemento, rivestiti di lastre di granito grigio, collegati da una trave in cemento armato sovrastato da un arco ribassato in mattoni pieni a vista. Anche questi pilastri, indipendentemente dal loro ruolo fondamentale, ci offrono lo spunto per ricordare la triste storia dei primi martiri della cristianità. Infatti, nella parte alta interna, sono incise delle foglie di palma, simbolo incontrastato di “martirio”, realizzate su progetto di Duilio Cambellotti. Dalle traverse dei pilastri pendono degli importanti lampadari in bronzo dorato, eseguiti nel 1966 su disegno dell’architetto Iolao Farci e dell’ingegnere Marco Atzeni.
Ed è proprio la sequenza di questi pilastri (sei in ogni navata) che conferisce all’aula un doppio movimento: uno orizzontale verso l’area presbiteriale, con l’abside posta a oriente, l’altro verticale, verso l’alto, abbracciando così la vastità dell’ambiente, metafora dell’eternità infinita. Ma tutto l’apparato decorativo s’integra perfettamente con l’essenzialità liturgica, rivelando la bellezza della semplicità.

L'aula centrale

 L’aula centrale, ampia e omogenea, ci porta al presbiterio e all’abside semicircolare, rivolti, secondo i canoni medioevali più tradizionali, verso il sole che sorge, sinonimo di Cristo. L’area presbiteriale, oggi priva della originaria balaustra, rimossa nel rispetto dei dettati ecumenici del 1962-65, è leggermente sopraelevata rispetto al piano dell’aula, perché, sempre nel rispetto dei canoni medioevali, sia immediatamente visibile ai fedeli fin dal loro ingresso. L’altare maggiore marmoreo, semplice, essenziale, di foggia moderna, ha sostituito quello originario, provvisorio, più piccolo e modesto, con un pannello ligneo raffigurante nel paliotto l’Ultima cena, sostituito nel 1964. Nel paliotto della mensa attuale è riportata la croce greca trilobata, simbolo dell’universalità del cristianesimo. Lo stesso simbolo, scolpito in rilievo, appare nell’ambone che si eleva sulla sinistra dell’altare, elemento usato dal celebrante per la lettura del Vangelo e non solo, e che, nel concetto più moderno, ha sostituito l’antico pulpito. In uno dei tre gradini che danno accesso al presbiterio sono riportate sei date, significative per la vita della chiesa: 1933 (consacrazione prima parrocchia S.Benedetto), 1956 (termine dei lavori), 1964 (consacrazione della chiesa e nomina primo parroco), 1990 (nomina nuovo parroco Pietro Meledina), 1999 (restauro altare), 2000 (Anno Santo).
L’abside, punto focale dell’interno, è completamente decorata con un imponente quanto pregiato mosaico policromo su fondo dorato.
Il mosaico, che impreziosisce con la sua maestosità e luminosità tutto l’ambiente, viene realizzato nel 1963, quindi prima del Concilio Vaticano II che ha modificato la posizione dell’altare col celebrante coram populo, verso l’assemblea dei fedeli. Di conseguenza oggi, non sfugge che il mosaico, nelle sue parti finali, non è più in corrispondenza e in asse con l’attuale altare maggiore, che risulta necessariamente sopravanzato. Di conseguenza l’opera musiva, con le parti laterali, gli angeli e la dedicatoria, è leggermente retrostante rispetto allo stesso altare, piccola curiosità che nulla toglie al suo immenso valore artistico.

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