da L’Unione Sarda, 03/09/2017
L’arcivescovo Miglio ha sottolineato l’opera del fondatore del Buon Pastore
L’OPERA. Un ritratto di monsignor Virgilio Angioni nella casa-madre di via San Benedetto: la comunità delle religiose custodisce la memoria del fondatore del Buon Pastore e spera nella sua beatificazione
Nella piccola chiesa di San Benedetto don Virgilio Angioni è impresso nella memoria della sua gente, le sue suore, suoi poveri. <<L’opera del Buon Pastore>>, dice suor Maria Luisa Cau, vice postulatrice della causa di beatificazione del fondatore – è già questo il miracolo più grande, perché si regge esclusivamente sulla Divina Provvidenza>.
ANNIVERSARIO. Monsignor Angioni moriva, spossato dalle fatiche – come si legge in una sua biografia il 3 settembre del 1947, attorniato dalle sue suore che oggi continuano la sua opera. Sepolto nel cimitero monumentale di Bonaria, undici anni dopo, nel 1958, le sue spoglie vennero traslate nella cappella dell’Istituto a San Benedetto, dove tuttora riposano,
LA CELEBRAZIONE. La messa di anniversario è stata presieduta dall’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio. Al suo fianco il parroco di Santa Lucia (in origine San Benedetto), don Massimo Noli e don Antonio Serra,oggi parroco missionario a Londra al servizio degli italiani residenti nella capitale britannica.
LA BEATIFICAZIONE. Nella sua omelia monsignor Miglio ha auspicato che la chiesa cagliaritana possa presto salutare la beatificazione del servo di Dio Virgilio Angioni, martire della carità, <<inesauribile verso i più poveri, i più diseredati, i meno difesi>>. Nonostante i pochi mezzi a disposizione il sacerdote – nato a Quartu nel 1878 – è riuscito a superare tempi e situazioni sempre critiche e scoraggianti.
<<Era>>, aggiunge suor Maria Luisa, <<una sorta di “ultima spiaggia” per tutti coloro che si presentavano o venivano presentati a lui>>, Era infatti convinzione – fra sacerdoti e fedeli – che, al pari del Cottolengo di Torino, l’unico Istituto che potesse accogliere ogni tipo di minorati fisici o psichici, fosse solo il Buon Pastore.
LE RAGAZZE. Alla messa per i settant’anni dalla morte tra la folla che ha assiepato la piccola chiesa di via Verdi, (edificata nel 1643), c’era anche una rappresentanza delle “ragazze” di monsignor Angioni, quelle che lui – nei difficili anni fra i due conflitti mondiali e nel primo dopoguerra – salvò da un futuro incerto, avviandole alla professione e preparandole a diventare spose e madri.
MIRACOLO. Una di loro, poliomielitica, in condizioni critiche al punto da essere curata nel polmone d’acciaio della Clinica Maceiotta nel 1953 fu guarita grazie a una reliquia del Servo di Dio che un familiare le aveva portato in ospedale. Una remissione dal male completa, immediata e scientificamente inspiegabile che, al momento, non è stata ancora sufficiente a portare monsignor Angioni alla beatificazione.