6ª settimana del Tempo Ordinario 16-22 febbraio 2025

Rallegratevi ed esultate

In quale gruppo citato oggi dal Vangelo ci collocheremmo? Nei ricchi o nei poveri? Nei sazi o negli affamati? Tra quelli che ridono o quelli che piangono? Tra gli stimati o tra i disprezzati? Sembra che Gesù ribalti le categorie del mondo: guai ai primi, beati gli ultimi!

In realtà, Gesù ci mette in guardia: davvero pensate che la ricchezza materiale, la sazietà, l’allegria e l’onor del mondo siano la via della vita e della felicità? Non è così, dice ai suoi discepoli.

A volte è vero proprio il contrario. I poveri di cose sono molto più ricchi di forza, interiorità e generosità dei grandi possidenti. I sazi spesso hanno perso la volontà di cercare, di scoprire, di allargare gli orizzonti. Quelli che non hanno mai pianto non sapranno mai comprendere chi soffre. I profeti di un mondo buono sono stati insultati e disprezzati, ostacolati e perseguitati, al contrario di quelli falsi, osannati alla loro ascesa e giustiziati dalla storia.

Gesù parla del suo Regno, assicurato nel Paradiso, e in costruzione sulla terra. I suoi discepoli devono sapere che gli esseri umani cercano la tranquillità e la gioia, ma la corsa ai beni materiali e il possesso egoistico degli stessi sono fuorvianti. Pur essendo patologico cercare la croce, nessuno deve scoraggiarsi quando arriva, se è frutto della ricerca della verità e del bene. «Rallegratevi ed esultate» significa «fatevi forza» perché Dio è con voi e la beatitudine non vi sfuggirà. Viceversa, potrebbe sfuggire a chi si è fidato troppo di ciò che ha conquistato, se poi ha perso ciò che nella vita conta davvero: crescere, capire, amare.

BEATI VOI, POVERI…

 Non amo la povertà, Signore,

non saprei come fare senza le piccole o grandi cose

che sono abituato a usare nella vita di tutti i giorni.

Eppure tu mi chiedi: è davvero tutto necessario,

nell ’ultima versione tecnologica e in così tante copie

che ci sarebbe bisogno costantemente

di nuovi armadi e spazi?

Non amo la fame, Signore, sento un languorino

e mi precipito al frigorifero, mi estasio tra gli scaffali del supermercato e giungo alla cassa col carrello pieno.

Eppure tu mi chiedi: sicuro che ti fa tutto bene?

Sicuro che nulla può essere condiviso con chi non ce l’ha?

Non amo la tristezza e fuggo il pianto, Signore.

Eppure mi chiedi: come farai a capire e amare chi soffre,

se non hai mai sentito il peso dell’ingiustizia,

se non ti sei mai commosso

davanti al bello e al buono che non c’è?

Non amo gli insulti, le critiche, le battute

soprattutto quando in fondo

ho fatto cose a fin di bene, o per te.

Mi guardi con affetto e sembra che ti dispiaccia,

che in realtà non l’avresti mai voluto.

Poi mi indichi la tua croce,

e subito dopo il sepolcro vuoto.

Bisognava passare di lì

per raggiungere la risurrezione,

la casa di Dio, la gioia per l’eternità. 

 

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