Basilica di Sant’Elena – Quartu S. Elena, 24 novembre 2016
La Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato ci invita subito a guardare non al momento che stiamo vivendo ma a quello che viene dopo la vera mèta di ogni nostro cammino sulla terra e dunque guardando verso la luce della risurrezione.
Allora troviamo anche la luce per vivere nel modo giusto questo momento di passaggio…
Passaggio è stato il momento della morte per Don Pietro, momento di passaggio è anche questa liturgia che noi celebriamo ancora pellegrini invitati a non perdere mai di vista la mèta luminosa alla quale il Signore ci conduce ma questa Parola di Dio ci aiuta anche a dare senso alla sofferenza di Don Pietro che ha preceduto questo momento, questo passaggio pasquale che stiamo vivendo; dare senso a questa sofferenza non come un’interruzione del suo ministero operoso ma come è stata per Gesù la croce il momento culminante: “quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me. Gesù ha presentato sempre il momento del suo innalzamento da terra, chiara allusione alla croce, lo ha presentato sempre come il momento culminante del suo ministero della sua opera qui sulla terra e così è per tutti coloro che cercano di essere discepoli di Gesù e allora questa sofferenza assume un significato particolare, il culmine di un’attività ministeriale soprattutto per quanti ogni giorno celebrano e presiedono la celebrazione del sacrificio della nuova ed eterna Alleanza.
La sofferenza soprattutto quella degli ultimi mesi che come è stato ricordato è stata una sofferenza intensa anche se vissuta sempre con speranza, la speranza anche di poter continuare ancora per un po’ di tempo la sua opera il suo servizio in modo particolare per l’Asilo Dessì; e questa parola “operosità”, voglia di lavorare è una delle parole che vorrei ricordare pensando a Don Pietro; abbiamo ascoltato il suo lungo cammino nella presentazione che ci ha fatto il Vicario Don Franco, e la parola “operosità” e voglia di lavorare, pare quella che colpisce perché io ho conosciuto Don Pietro dopo i suoi ottanta e quindi questo mi ha sempre molto colpito: era l’amore per l’Asilo Dessì, ma anche la voglia di rendersi utile, continuare ad impegnarsi, e lo abbiamo visto in particolare nella celebrazione del Centenario che abbiamo vissuto pochi mesi fa qui, insieme, ed è stato davvero il suo grande impegno, oggi lo capiamo meglio: il coronamento terreno di tutta una sua opera prima che arrivasse questo sigillo finale della sofferenza.
Un’operosità, una voglia di lavorare illuminata sempre dalla presenza della figura del Signore Gesù Risorto.
Le parole di Paolo che abbiamo ascoltato sono davvero illuminanti: “ricordati”…e soprattutto andando avanti negli anni dopo aver esercitato il ministero in tanti luoghi, in tante parrocchie con tanta intensità anche di preparazione e di aggiornamento alla fine “ricordati di Gesù Cristo”, ricordati di Colui da cui sei partito.
Col Battesimo e in modo particolare con la chiamata al ministero sacerdotale.
“Ricordati di Gesù Cristo” perché Lui rimane fedele ci diceva Paolo, allora questa è la Parola che dà il fondamento e la chiave per capire la fedeltà di una vita, la fedeltà ai propri impegni.
Ma guardando al sacerdozio di Don Piero Meledina non guardiamo soltanto la fedeltà, direi che vediamo l’amore. Si può essere fedeli per amore del dovere, per motivi più o meno umani e convenzionali, ma la vera fedeltà, è quella che nasce dall’amore alla propria vocazione e al proprio ministero; ed è questa caratteristica : un’altra parola che mi pare importante da custodire nel raccogliere l’insegnamento che ci viene dalla figura di questo fratello, Padre, maestro nel cammino di fede e nel ministero sacerdotale, l’amore al ministero, perché è nel ministero che nasce da una chiamata da quel “ricordati di Gesù Cristo”, Lui che rimane fedele!
Ma non è soltanto l’amore al ministero, alla propria chiamata, ma alla propria vocazione.
La Vostra presenza qui, numerosa, di laici e di sacerdoti:
Entrando in chiesa, pensavo: questo è un vero Convengo Diocesano che noi stiamo vivendo, per il numero dei sacerdoti e per il numero di laici, tutti coinvolti in vario modo nella vita della Chiesa e credo che sia così. Viviamo un vero Convengo Diocesano dove il relatore non ti parla più con le parole umane ma ci lascia la testimonianza della sua vita, del suo ministero, della sua fede e allora lì scopriamo un aspetto particolare del suo amore al sacerdozio vissuto nella Chiesa e vissuto nel Presbiterio, nella comunità sacerdotale. Certo qui a Quartu ha avuto una scuola eccezionale sin dagli anni del suo Seminario, ma questa dimensione di comunione, di fratellanza, di collaborazione con tutti gli altri sacerdoti della Diocesi, è una dimensione che ha segnato in modo particolare e ha reso fecondo il suo ministero.
Con i sacerdoti ma anche con la comunità dei fedeli; ed ecco allora l’importanza della Vostra presenza stando qui tutti insieme preti e laici, ci diciamo a vicenda una delle cose che sono state più importanti per Don Pietro; non soltanto il suo continuo riferimento a Gesù Risorto, non soltanto la memoria viva della fedeltà al Signore, Lui che rimane fedele nonostante i nostri limiti, la nostra piccolezza, ma ci diciamo a vicenda che per Lui è stato importante vivere tutto questo in una ricerca continua di comunione con il presbiterio diocesano e con tutta la comunità diocesana: un sacerdozio vissuto non individualmente, una fede cristiana vissuta non individualisticamente ma vissuta in stretta comunione quotidiana con tutta la Chiesa in modo particolare con la Chiesa locale, sapendo che in questa comunione si incontra il Corpo di Cristo, quel “ricordati di Gesù Cristo risuscitato dai morti, presente anzitutto nel corpo che è la Chiesa alimentata dai sacramenti che sono dati alla Chiesa proprio perché possa diventare sempre di più Corpo di Cristo.
Ecco mi sembrano alcune caratteristiche così posso dire della spiritualità di Don Pietro che mi pare di aver colto nei numerosi incontri avuti con Lui, caratteristiche che ci vengono illuminate e ricordati dalla Parola del Signore che abbiamo ascoltato perché nell’attesa dell’incontro finale nell’attesa della Risurrezione, noi possiamo coltivare in noi queste parole fondamentali e dunque queste parole ci aiutano a sentire vicina la presenza di Don Pietro.
Sappiamo che vive nel Cristo Risorto in attesa della Risurrezione piena e finale, ma non basta saperlo in teoria, sarà importante adesso, raccogliendo la sua eredità, continuando il suo impegno, in modo particolare penso all’Asilo Dessì, a quanti ereditano la responsabilità, ma penso un po’ a questa Parrocchia e a tutta la comunità quartese, ecco penso che sia importante continuare a sentirlo vicino non tanto per ripetere, quanto piuttosto per cogliere l’ispirazione e per ottenere anche attraverso la sua preghiera la medesima voglia di impegno e di lavoro, di coinvolgimento, il medesimo amore per la vocazione cristiana che abbiamo ricevuto e la medesima voglia di superare ogni contrasto e ogni fatica perché soltanto camminando insieme in piena comunione e collaborazione fra sacerdoti e laici e gli altri insieme, soltanto così noi abbiamo la speranza di poter essere efficaci nel nostro impegno di nuova evangelizzazione.
Quanto ci ha ricordato prima Don Franco nel cammino di continuo aggiornamento teologico e pastorale di Don Pietro, ci ha riportato in anni in cui l’espressione “nuova evangelizzazione” era davvero un ritornello ripetuto spesso e sentito molto vivo, era la sfida che abbiamo vissuto in questi anni dal Concilio in avanti, una sfida che non è venuta meno, e che Don Pietro ci aiuti a non lasciarci mai prendere dalla rassegnazione perché la rassegnazione vorrebbe dire che non vediamo più Gesù Cristo Risorto dai morti, Lui che rimane fedele.
Diventiamo rassegnati quando ci convinciamo di affrontare da soli le difficoltà, le nuove sfide.
Manteniamo, invece, vivo l’entusiasmo della fede e della vocazione quando continuiamo a camminare con Lui.
Se moriamo con Lui, con Lui anche vivremo.
Se perseveriamo con Lui anche regneremo.
Se siamo qualche volta infedeli Lui rimane fedele, perché la Sua risurrezione ha aperto la strada ad una vita che non ha fine.
Affidiamo alla preghiera di Don Pietro questi nostri propositi, questo impegno di evangelizzazione che non deve mai cadere e al tempo stesso presentiamo al Signore la nostra preghiera affinché accolga Don Pietro nella pienezza della Sua risurrezione e della sua gioia.
E così sia.