Opera del Buon Pastore e Chiesa di San Benedetto
La Chiesa di San Benedetto, si trova nel centralissimo quartiere di San Benedetto, nella zona est della città, che prende il nome proprio da questa chiesa e che si sviluppò a partire dalla prima metà del XX secolo, dall’espansione del quartiere storico di Villanova.
La chiesa sorge lungo un’importante arteria cittadina, la via San Benedetto, ma l’ingresso principale si trova su una traversa, la via Verdi.
Il tempio e l’attiguo convento vennero fondati nel 1643, per volere del nobile di origine genovese don Benedetto Nater che, in segno di devozione a san Francesco, volle donarli ai frati cappuccini.
La chiesa venne intitolata a san Benedetto da Norcia, santo di cui il Nater portava il nome. Il convento ospitò i novizi dei cappuccini; tra questi, nel 1721, anche Vincenzo Peis, il futuro sant’Ignazio da Laconi.
Il convento venne chiuso nel 1855, in seguito alla legge di soppressione degli ordini religiosi; utilizzati per gli impieghi più disparati, chiesa e convento caddero presto in rovina.
Nel 1923 il sacerdote mons. Virgilio Angioni ottenne dal comune di Cagliari l’autorizzazione di rimettere in sesto e utilizzare il complesso di San Benedetto, come sede dell’Opera del Buon Pastore, un’istituzione caritatevole da lui fondata.
Intanto cominciavano a essere edificati nell’area intorno alla chiesa, fino ad allora in aperta campagna, i primi palazzi di quello che sarebbe diventato uno dei più importanti quartieri della città moderna.
Nel 1933 San Benedetto divenne parrocchia succursale della collegiata di San Giacomo a Villanova e, nel 1946, prima chiesa parrocchiale della neo parrocchia di San Benedetto. Era una sede provvisoria, date le modeste dimensioni dell’edificio e il numero sempre in crescita degli abitanti del nuovo quartiere; infatti, nel 1957 si inaugurò la nuova parrocchiale, la chiesa di Santa Lucia.
La chiesa è tuttora aperta al culto e il convento è abitato dalle suore del Buon Pastore.
Architettura e opere d’arte
La Chiesa di San Benedetto, situata nel cuore di Cagliari, rappresenta un importante patrimonio storico e religioso della città. Fondata nel 1643, questa chiesa deve la sua esistenza alla generosità e alla devozione di don Benedetto Nater, un nobile di origine genovese. Mosso da un profondo senso di fede e da una particolare devozione verso San Francesco, Nater decise di donare l’edificio e il convento adiacente ai frati cappuccini.
La scelta di intitolare la chiesa a San Benedetto da Norcia non fu casuale, ma rifletteva il nome dello stesso benefattore. Fin dalla sua fondazione, il complesso di San Benedetto ha giocato un ruolo significativo nella vita religiosa e sociale di Cagliari. Il convento, in particolare, divenne un importante centro di formazione per i novizi cappuccini, accogliendo nel corso degli anni numerosi giovani desiderosi di intraprendere la vita religiosa.
Tra le figure più illustri che hanno attraversato le porte di questo convento, spicca quella di Vincenzo Peis, meglio conosciuto come Sant’Ignazio da Laconi. Nel 1721, il giovane Vincenzo iniziò qui il suo percorso di noviziato, gettando le basi per quella che sarebbe diventata una vita dedicata alla fede e alla carità, tanto da meritargli la canonizzazione e un posto speciale nel cuore dei fedeli sardi.
Architettura e Stile
La Chiesa di San Benedetto si distingue per la sua architettura sobria ma elegante, che riflette lo spirito di semplicità e devozione dei frati cappuccini.
Si presenta con il prospetto principale, caratterizzato dal portale in stile gotico, sovrastato da due piccoli oculi. La facciata è chiusa da terminale piatto con merlatura, soluzione quest’ultima, tipica di molte chiese in stile gotico aragonese della provincia di Cagliari, come le parrocchiali di Sestu e Assemini.
Sopra il portale, due piccoli oculi permettono alla luce di filtrare all’interno, creando giochi di luce suggestivi che variano nel corso della giornata. La facciata è coronata da un terminale piatto con merlatura, una soluzione architettonica che richiama lo stile gotico-aragonese, molto diffuso in numerose chiese della provincia di Cagliari, come quelle di Sestu e Assemini.
L’interno, come l’esterno, è semplice, a una navata voltata a botte, con due cappelle sul lato destro; nella prima cappella è un altare marmoreo, sotto il quale si trova una scultura lignea del Cristo morto, del XVII secolo.
Dietro il presbiterio, nell’antico coro dei frati, oggi cappella privata delle suore, si trova una pala raffigurante la Crocifissione, del XVII secolo, opera del pittore Pantaleo Calvi. Vi si trova inoltre la tomba del venerabile monsignor Angioni, meta della devozione dei fedeli.
Opere d’Arte e Tesori Nascosti
Nonostante la sua apparente semplicità, la Chiesa di San Benedetto custodisce al suo interno preziose opere d’arte che testimoniano la ricchezza della tradizione artistica sarda e italiana. Nella prima cappella laterale, un altare marmoreo cattura l’attenzione dei visitatori. Sotto di esso, una scultura lignea del XVII secolo raffigurante il Cristo morto rappresenta un esempio eccellente dell’arte sacra dell’epoca, capace di suscitare profonda emozione e devozione nei fedeli.
Dietro il presbiterio, nell’area che un tempo fungeva da coro per i frati e che oggi è stata trasformata in una cappella privata per le suore, si trova una delle opere più significative della chiesa: una pala d’altare raffigurante la Crocifissione. Questo dipinto, risalente al XVII secolo, è attribuito al talento del pittore Pantaleo Calvi e rappresenta un importante esempio della pittura religiosa dell’epoca in Sardegna.
In questa stessa area si trova anche la tomba del venerabile monsignor Virgilio Angioni, figura chiave nella storia recente della chiesa. La sua sepoltura è diventata nel tempo meta di pellegrinaggio per molti fedeli, che vi si recano per pregare e chiedere l’intercessione di questo amato sacerdote.
Il Ruolo nella Comunità
Nel corso dei secoli, la Chiesa di San Benedetto ha vissuto alterne vicende che ne hanno segnato profondamente la storia e il ruolo all’interno della comunità cagliaritana. Un momento particolarmente critico si verificò nel 1855, quando, in seguito alla legge di soppressione degli ordini religiosi, il convento fu chiuso. Questo evento segnò l’inizio di un periodo di decadenza per l’intero complesso, che venne utilizzato per gli scopi più disparati, perdendo progressivamente la sua funzione religiosa e il suo valore spirituale per la comunità.
La rinascita di San Benedetto iniziò nel 1923, grazie all’intervento di monsignor Virgilio Angioni. Questo sacerdote, mosso da un profondo spirito di carità e da un forte attaccamento alla tradizione religiosa della città, ottenne dal comune di Cagliari l’autorizzazione a restaurare e riutilizzare il complesso. La sua visione era quella di trasformare San Benedetto nella sede dell’Opera del Buon Pastore, un’istituzione caritatevole da lui fondata con lo scopo di assistere i più bisognosi della città.
Questo nuovo capitolo nella storia della chiesa coincise con lo sviluppo urbanistico della zona circostante. Quello che era stato fino ad allora un’area di aperta campagna cominciò a trasformarsi in uno dei quartieri più importanti della Cagliari moderna, prendendo il nome proprio dalla chiesa che ne era diventata il cuore pulsante.
Il riconoscimento dell’importanza di San Benedetto per la comunità in crescita si concretizzò nel 1933, quando la chiesa divenne parrocchia succursale della collegiata di San Giacomo a Villanova. Questo status intermedio fu il preludio a un ulteriore passo avanti: nel 1946, San Benedetto fu elevata a prima chiesa parrocchiale della neonata parrocchia omonima, sancendo così il suo ruolo centrale nella vita spirituale e sociale del quartiere.
Nel 1934 ci furono delle incomprensioni tra il parroco di San Benedetto, don Pietro Sirigu e Virgilio Angioni, riguardo la proprietà di un quadro riguardante il crocifisso, con ai piedi San Benedetto e San Francesco d’Assisi. Tale quadro era stato donato dai Padri Cappuccini alla Parrocchia di San Giacomo. Il quadro, in stato di totale abbandono, passò da Stelladas a Buon Cammino e ad Oristano, ove lo rinvenne l’Angioni. Egli dovette andare a Roma per poterlo ottenere, pagò a sue spese il restauro, con una cifra non inferiore alle 3000 lire. Tale donazione, pur essendo fatta per la parrocchia di San Giacomo, era destinata al “convento” e non alla chiesa del Buon Pastore. Una volta ceduta la chiesa all’erigenda parrocchia, il quadro fu collocato nella parte posteriore della chiesa, che funzionava da cappella dell’Opera Buon Pastore.
Curiosità
- Il sacerdote quartese monsignor Virgilio Angioni (1878 – 1947) fu anche modesto pittore: nella chiesa di San Benedetto sono sue due opere nella cappella privata delle Suore del Buon Pastore, ovvero quella raffigurante il Buon Pastore e l’altra raffigurante il Crocifisso. Inoltre dipinse una buona copia del trittico, conservato nel tesoro della Cattedrale, attribuito al fiammingo Rogier van der Weyden, collocata nella cappella della Sacra Spina al posto dell’originale, esposto in Duomo solo nell’occasione del 15 agosto.
- Nel convento, una volta noviziato dei cappuccini, si può ancora visitare la piccola cella, trasformata in cappella, in cui visse Fra Ignazio; adiacente si trova una scala di collegamento con i piani superiori. Nel primo pianerottolo, dentro una nicchia, vi è una piccola statua della Madonna, detta della Consolazione, copia dell’originale in alabastro oggi conservata nel Santuario di Sant’Ignazio.
Come vuole la leggenda, tale statua avrebbe parlato a Fra Ignazio, dopo che questi l’ebbe invocata per ricevere aiuto nel portare una pesante brocca d’acqua lungo la scala, essendo il frate di costituzione debole. La Madonna, tramite la statua, avrebbe risposto, pronunciando parole di conforto. La lapide posta a ricordo dell’evento recita: «In questa scala la Madre di Dio degnavasi apparire e parlare a Fra Ignazio quando era nel noviziato – 1721-1722.»
Bibliografia: Antioco Piseddu, Le chiese di Cagliari, illustrazioni di Gianflorest Pani, Sestu, Zonza Editori, marzo 2000, ISBN 978-88-8470-030-8.
Venerabile Virgilio Angioni Sacerdote e fondatore
Virgilio Angioni (1878 – 1947), sacerdote cagliaritano fondatore delle Figlie di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza e del Buon Pastore. È stato proclamato venerabile nel 2004.
Come in tutta Italia ci fu nel periodo di fine Ottocento e primi decenni del Novecento, un fiorire di sante figure di fondatori e fondatrici, operanti nel sociale, anche la Sardegna ebbe un autentico apostolo della carità in mons. Virgilio Angioni.
Nacque il 14 novembre 1878 a Quartu S. Elena (Cagliari), da Vincenzo Angioni e Fruttuosa Cabras e già dalla fanciullezza dimostrò una inclinazione a soccorrere il più poveri; accolse con gioia la vocazione al sacerdozio che sentì sbocciare in lui e a 17 anni nell’ottobre del 1895, entrò nel Seminario diocesano di Cagliari.
Per sei anni studiò alla luce degli insegnamenti dei grandi pontefici Leone XIII e s. Pio X, acquistando una completa formazione spirituale e culturale; fu ordinato sacerdote il 1° giugno 1901 e sin dal primo giorno volle dare valore al suo programma apostolico, dicendo: “Noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli”.
Si laureò in teologia il 10 ottobre 1902, dopo una breve parentesi come cappellano della chiesa di S. Caterina da Siena, fu mandato a Roma a completare gli studi accademici e nei tre anni, 1902-1904, fu ospitato nel Collegio Apostolico Leonino, frequentò l’Istituto “S. Apollinare” conseguendo la laurea in Diritto Canonico ed i diplomi in sociologia, ascetica e pastorale, pedagogia.
Rientrato a Cagliari fu nominato coadiutore nella Collegiata di S. Giacomo, dove poi sarà parroco per quindici anni dal 1908 al 1923.
Uomo di cultura e attivo sacerdote, fu animatore culturale, giornalista, partecipò all’impegno politico dei cattolici, preti compresi; fondò “Il Lavoratore, settimanale democratico cristiano per la Chiesa, per l’Italia e per il popolo”; nel luglio 1914 fondò il “Bollettino dei Parroci”, rivista bimestrale del clero sardo.
Si distinse inoltre nel campo sociale, creando nel 1915 l’agenzia per il disbrigo delle pratiche relative ai soldati prigionieri di guerra (si era ormai nella Prima Guerra Mondiale e tanti giovani sardi erano al fronte); in seguito istituì il circolo “Labor”, con annessa una scuola serale per gli operai adulti analfabeti; inoltre fondò la “Casa del Popolo” centro di attività culturali, sociali, ricreative e religiose per i giovani.
La vista di tanta miseria, che colpiva nel primo dopoguerra, una larga fascia di popolazione di Cagliari, in particolare i bambini, gli anziani bisognosi, i disabili abbandonati, lo angustiava enormemente e maturò nel suo cuore un progetto di aiuto e soccorso, per alleviarne le sofferenze e i disagi.
Lasciò così il 25 gennaio 1923, la parrocchia di S. Giacomo e utilizzando un vecchio convento abbandonato, diede inizio alla sua Opera che volle dedicare al “Buon Pastore”; qui raccolse tante bimbe, che lacere e scalze, erano abbandonate sui marciapiedi a chiedere l’elemosina fino a tarda sera e poi si radunavano per la notte in grotte, osterie, case di prostituzione, in una promiscuità miserevole e oscena.
La sua opera di carità, accoglienza ed assistenza, estesa ad altre povertà e miserie, dopo alcuni anni, aveva bisogno di una cura e guida duratura, non solo affidata ai volontari, per cui fondò allo scopo la Congregazione delle suore “Figlie di Maria Ss. Madre della Divina Provvidenza e del Buon Pastore”, la cui approvazione pontificia fu ottenuta dopo la sua morte.
Nei 25 anni d’incessante e appassionata attività caritativa, fu tecnico abile, calzolaio, contadino, pastore, boscaiolo, ortolano, sarto, pittore, allevatore di bachi da seta, magliaio.
Morì a 69 anni, il 3 settembre 1947, nella Casa Madre dell’Opera di S. Benedetto a Cagliari; il 9 febbraio 1991 è stata introdotta la causa di beatificazione e nel 2004, riconosciuta l’eroicità delle virtù, è stato proclamato ‘venerabile’.
Festa: Quartu S. Elena, Cagliari, 14 novembre 1878 – Cagliari, 3 settembre 1947
Autore: Antonio Borrelli
Uscite editoriali
Mons. Virgilio Angioni. La carità come l’espressione più alta di servizio a Dio e all’ uomo
Autore: Marina Principato
Editore: Valer
Collana: Messaggeri d’amore
Anno: 2022
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