Festa di Santa Lucia 2007

Giovedì 13 DICEMBRE 2007

Fratelli e sorelle carissimi,

siamo qui riuniti nel tempo liturgico che precede la solennità del Natale del Signore, in trepidante attesa della sua venuta nel cuore degli uomini, perché Lui il principe della pace, venga a illuminare le nostre coscienze e ci conduca a costruire la pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, fra tutti i popoli della terra.

Per noi, cristiani della Chiesa di Santa Lucia è un tempo prezioso, perché nel cammino verso il Natale, celebriamo la nostra santa Patrona, vale a dire colei alla quale è dedicata questa Chiesa, e che ci ha preceduto nella strada verso la santità, con una testimonianza luminosa, fino al martirio.

La nostra comunità cristiana, proprio attraverso la venerazione e l’invocazione che fa a questa martire, ha il compito di imitarne le virtù, al fine di rendere presente oggi quella testimonianza.

Infatti, mentre imploriamo la sua protezione dobbiamo ispirarci al suo luminoso esempio per intraprendere più determinatamente la via della santità.

Santa Lucia, ha molto da insegnare a tutti noi, che viviamo in questo momento storico caratterizzato da un progresso in tutti i campi della vita umana, ma al tempo stesso segnato da un profondo smarrimento esistenziale e dai dolorosi conflitti in tutte le parti del mondo: sembra davvero che si stia perdendo ogni punto di riferimento sicuro e certo nel cammino dell’uomo.

La memoria di Santa Lucia nella celebrazione della sua festa, sembra quasi venirci incontro per mostrarci, con la sua vita, un modello alto di umanità al quale poterci riferire, e soprattutto squarciare con la sua luce le tenebre, per aprirci alla speranza, nonostante la nostra cecità.

Anche la missione cittadina che siamo chiamati a vivere, accogliendo i missionari nella nostra parrocchia, nel prossimo ……2008 ci renderà ancora più capaci ad accogliere questo dono di Dio facendolo fruttificare per la nostra vita cristiana, perché la parrocchia, cioè la Chiesa che vive tra le case, sia vera luce per tutti coloro che vi abitano.

I nostri occhi devono guardare alla vita di Lucia, nella quale si riflette la luce di Cristo: gli occhi di Lucia furono, infatti, occhi luminosi di fede, raggianti di santità, amorevoli per la carità; la sua vita è stato un continuo vivere le virtù battesimali e le virtù cardinali.

Lucia ha vissuto la limpidezza della fede, l’anelito alla santità, la fortezza fino al martirio, la purezza verginale, la carità fino al dono di sé: credo che vi siano molti elementi sui quali riflettere e dai quali trarre forza per vivere davvero “la misura alta della vita cristiana”.

Di Santa Lucia si dice che è la Santa della luce, per il suo stesso nome e per la semplicità della sua storia; pervasa della luce di Cristo, è portatrice di luce.

Così è universalmente venerata e invocata come protettrice degli occhi: degli occhi del corpo, ma soprattutto degli occhi del cuore che sanno riconoscere la vera luce, il bene, l’amore, che vincono ogni tenebra dell’odio e dell’egoismo.

Infatti, se riflettiamo bene, nella Sacra Scrittura, leggiamo che tutti gli evangelisti, ma soprattutto Giovanni parla di Gesù, come la vera Luce, Luce che viene da Dio.

“La vita era la luce degli uomini e la luce splende nelle tenebre” (Gv 1,4).

Così chi l’accoglie “non cammina nelle tenebre” (Gv 8,12); “conosce la via da seguire” (Gv 14,6-7); “sa da dove viene e dove va”; e se prendiamo in mano il Vangelo di Luca, nel capitolo 24, l’evangelista ci mostra che, chi si lascia avvicinare da Cristo, ha sempre accanto un Compagno di viaggio che gli fa ardere il cuore (Lc 24,32).

Chi si lascia illuminare dalla Luce di Cristo, dunque, possiede, la chiave interpretativa della realtà e della vita.

Cristo, dona la sua luce nei doni battesimali, soprattutto la fede in Lui, confessare che Egli è il Signore della vita ci permette di

– “vedere” al di là delle apparenze, scoprire la sorgente della nostra esistenza, cioè Dio, fonte di ogni dono;

– saper scorgere l’orma di Dio nella natura, la presenza del Signore Gesù nella Chiesa, la presenza di Dio nella nostra storia.

– “vedere” la presenza della SS. Trinità nel cuore del credente che si apre all’Amore di Dio (cfr Gv 14,23);

– “vedere” la presenza di Gesù nelle persone più povere e reiette, in coloro che sono “affamati” di pane e di amore, di dignità e di accoglienza (cfr Mt 25,31 ss);

– “vedere” il disegno di Dio che si snoda lungo i sentieri della nostra storia personale, nelle vicende liete e tristi, negli incontri che viviamo e che ci interpellano.

Aver fede in Cristo Gesù, significa “guardare” il mondo, la storia, l’umana vicenda con l’ottica di Dio, come ci insegna Maria SS. nel “Magnificat”; come hanno fatto i santi, come ha fatto Santa Lucia.

Quest’anno, dunque, vogliamo fare di Lucia la nostra compagna e guardare in certo senso con i suoi occhi in tutte le direzioni:

  • “Guardare in alto”: verso il cielo, verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno: non per evadere dalla realtà, non per sottrarci al nostro compito e alla nostra responsabilità, ma per conoscere meglio, attraverso la contemplazione di “ciò che saremo” (1Gv 3,2), qual è il nostro compito oggi, come collaborare meglio alla piena realizzazione del progetto di Dio; e, insieme per attingere, nella speranza, perseveranza e forza nelle difficoltà. Chi guarda in alto, a Dio, è più fedele all’uomo; chi si chiude a Dio, devasta la terra.
  • “Guardare dentro di sé”. Ritrovare la strada del nostro intimo e reimparare ad abitare là ove siamo abitati e dove Gesù ci convoca per farci partecipare alla sua comunione con il Padre: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). In qualche modo significa, rientrare dentro se stessi per scoprirvi la Verità che è già in noi, e poter tornare al Padre.
  • “Guardare attorno a sé”. L’intima comunione con la Trinità, proprio perché è Relazione interpersonale, spezza la nostra struttura di egoismo e di chiusura in noi stessi, ci fa guardare gli altri con occhi benevoli, attenti alle loro necessità; ci rende capaci di comprensione, di servizio, di donazione gratuita, di misericordia e di perdono: fa di noi degli strumenti di comunione.
  • “Guardare indietro”, cioè guardare anche a coloro che ci hanno preceduto, nella testimonianza di amore ai fratelli e al mondo. Noi siamo il frutto di un Amore che si è manifestato in Cristo con il dono della sua vita per noi. Di questo facciamo “memoria”, rivivendola e attualizzandola, nell’Eucaristia.
  • “Guardare avanti”: la fede ci assicura che noi camminiamo verso il futuro di Dio. Per la dimensione “profetica” ogni battezzato, “uomo nuovo” in Cristo, è chiamato ad annunciare il Regno di Dio costruendo una nuova umanità; è chiamato a “prefigurare” il futuro con la sua vita, all’interno della Chiesa che è “germe” e anticipazione del Regno. Guardando avanti, scopriamo che dalla fede germina la speranza, una speranza viva e invincibile, perché sappiamo che lo Spirito Santo è sempre all’opera, nella Chiesa e nel mondo, e perché Egli è Spirito Creatore e rinnova costantemente la faccia della terra.

Ecco cosa significa guardare, vedere, con occhi nuovi: significa fissare continuamente gli occhi sul Volto di Cristo, cuore del mondo e centro della storia, farne il centro e la luce della nostra vita di ogni giorno.

Se ci lasciamo illuminare da Lui, saremo noi stessi “luce del mondo” (Mt 5,14), come Egli stesso ha detto ai suoi discepoli, come è accaduto ai Santi, a partire dagli apostoli e dai martiri; a partire dalla nostra Santa.

Da Lucia, allora, impareremo che se abbiamo nel cuore la luce di Cristo, la diffonderemo nel mondo: essa trasparirà da noi e anzi diventerà in noi bisogno di testimonianza aperta e franca, esigenza di vivere la dimensione comunitaria della fede, di essere nel mondo lievito che fa fermentare la pasta, gente dalla fede viva che fa progredire il Regno.

Per questi motivi dalla nostra patrona Lucia chiediamo che ci guardi con uno sguardo luminoso, che ci aiuti a crescere nella fede, perché ci renda capaci di una condotta coerente, e di una carità ardente.

Lucia ci aiuti a vivere tutte le virtù battesimali e le virtù cardinali in un mondo che le minaccia e che le irride; ci aiuti a comprendere che diventare santi è l’unica vera pienezza e che il non esserlo è l’unica vera sconfitta.

Lucia ci contagi del suo amore generoso per i poveri e ci renda capaci di cercare sempre di gioire con gli altri, nella condivisione dei beni.

Insieme a Maria, donna dell’attesa e dell’Avvento, potremo dire che l’Onnipotente ha fatto di noi grandi cose.

 

Cagliari, giovedì 13 dicembre 2007

Solennità di Santa Lucia

Il parroco, Pietro Meledina Sac.

 

 

 

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