L’arte della preghiera: una risposta all’urgenza della Chiesa

di fra Ugo Desogus, Frati Minori Cappuccini

Con una sorprendente e profetica insistenza, tre Papi – Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – hanno richiamato la Chiesa a un compito fondamentale: “insegnate a pregare al popolo di Dio”. Questa esortazione non è un optional, ma la risposta a un dramma concreto, a una sete spirituale che i fedeli spesso non sanno come colmare. La preghiera non è un accessorio della vita cristiana, ma la sua linfa vitale, il respiro dell’anima.

È proprio da questa consapevolezza che, nel 1984, il cammino di padre Ignacio Larranaga  prese una svolta decisiva. Dopo anni di Ritiro di Esperienza di Dio, si accorse che molte persone, pur uscendo felici, non erano realmente convertite. Tornavano a casa con il cuore colmo, ma senza gli strumenti per mantenere viva quella fiamma. La sete di Dio ritornava inesorabile, ma non sapevano come dissetarla. La Chiesa non era in grado di offrire una soluzione concreta, mancava una vera e propria scuola di preghiera.

Così nacquero i Laboratori di Preghiera e Vita. Non sono un gruppo ecclesiale o una comunità, ma un servizio umile e limitato, con un unico, grande obiettivo: insegnare a pregare e a vivere una vita autenticamente cristiana. Il nome stesso, “Laboratorio”, ne svela l’essenza: qui non si ricevono solo lezioni teoriche, ma si fa esperienza diretta, si impara a pregare pregando.

Un cammino di trasformazione

I Laboratori sono strutturati come una scuola di vita. Attraverso un percorso che unisce meditazione personale sulla Parola, preghiera intensa, riflessione comunitaria ed esercizi di silenzio, i partecipanti superano, passo dopo passo, le angosce e le paure che affliggono l’animo. Il risultato è una profonda esperienza di fede e abbandono in Dio, che porta a sperimentare “quella pace che sorpassa ogni comprensione”. Complessi e traumi si dissolvono, si raggiunge stabilità emotiva e si ritrova la gioia di vivere.

Ma non si tratta di un cammino egoistico. L’obiettivo finale è la trasformazione in Cristo, un processo che spinge il cristiano a diventare sempre più simile a Gesù: mite, paziente, umile, sensibile e misericordioso. Il Laboratorio invita a porsi costantemente la domanda: “Che cosa farebbe Gesù al mio posto?”, e ad agire di conseguenza.

Scuola apostolica: al servizio della missione

Oltre a essere una scuola di vita, i Laboratori sono una scuola apostolica. Nelle ultime sessioni, si viene spinti a partecipare direttamente alla missione sacerdotale, profetica e regale di Gesù. L’ambizione è chiara: fare di ogni partecipante un apostolo. I Laboratori si pongono come un vivaio di vocazioni apostoliche e uno strumento di vitalità ecclesiale, un’efficace via di evangelizzazione che raggiunge tutti: cristiani ferventi, catechisti, militanti di gruppi ecclesiali, ma anche i lontani dalla Chiesa e coloro che sono esclusi dai sacramenti.

Il servizio dei Laboratori è essenzialmente laicale. Le Guide e le Equipe direttive sono composte in gran parte da laici, che operano in stretta unione con la Chiesa. Questo sottolinea l’importanza di una Chiesa fatta da laici che sono i primi a evangelizzare, a partire dalla testimonianza della propria vita di preghiera.

Un’altra caratteristica distintiva è il suo essere un servizio limitato. Una volta completate le quindici sessioni, l’obiettivo è raggiunto e il servizio si ritira, lasciando al fedele gli strumenti per continuare il proprio cammino in autonomia.

Tutta questa meraviglia, tuttavia, non è un regalo. Richiede un prezzo: una partecipazione costante e puntuale a tutte le sessioni e, soprattutto, l’impegno quotidiano della sacra mezz’ora di preghiera. Solo così il Laboratorio può adempiere alla sua promessa: insegnare a pregare per imparare a vivere. Un’esigenza della Chiesa, una risposta per il popolo di Dio.

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