Più nati che morti, San Benedetto va in controtendenza

Il parroco di Santa lucia, Don Massimo Noli, racconta un quartiere che da alcuni anni sta ringiovanendo.

La città rinasce dal centro. Il quartiere di San Benedetto va in controtendenza rispetto al resto del capoluogo, le case un tempo abita te dai genitori ora sono passate ai figli. Ecco perché, strano ma vero, vengono celebrati più battesimi che funerali. Don Massimo Noli guida la parrocchia di Santa Lucia da12 anni, un quartiere di fascia medio alta, composto da professionisti, commercianti e dipendenti pubblici che, come tante altre zone della città, risente della crisi economica. Ma la solidarietà e la Provvidenza, per chi crede, riescono a risolvere ancora tante difficoltà. Il problema principale rimangono gli anziani con le angosce e i tormenti legati alla solitudine.

Battesimi e funerali

Parroco di campagna e cappellano ospedaliero Don Massimo, 59 anni a maggio, si è “fatto le ossa in contesti dove sofferenza e povertà sono una costante. Prima parroco a Settimo San Pietro, poi curatore d’anime al Brotzu. Ora gestisce una parrocchia composta da 8 mila persone. <<In questi ultimi anni si è invertita la rotta: i giovani stanno ripopolando il quartiere perché vanno a vivere nelle case dei genitori morti>>, commenta il sacerdote. << I battesimi, dopo tanto tempo, superano i funerali. Non di molto, ma quel tanto che basta per dare speranza alla parrocchia. Aumentano anche le iscrizioni al catechismo e all’oratorio e questo apre nuovi orizzonti per la nostra comunità>>. Segnali deboli di rinascita che però non sono sufficienti per cancellare le difficoltà croniche di una città che invecchia.

<<Le preoccupazioni maggiori arrivano dall’assistenza agli anziani, Molti, segnati dagli acciacchi dell’età, non escono più di casa, neanche andare a messa. I figli, sempre più impegnati dal lavoro, sono costretti ad affidare i genitori alle badanti. Ecco come la solitudine diventa il sentimento dominante che accompagna tutte le giornate>>.

Gruppi di ascolto

Per cercare di alleviare l’emarginazione don Massimo fa affidamento ai volontari. Abbiamo creato dei gruppi di ascolto che vanno a trovare i nostri anziani malati, per dar loro un supporto morale ma non solo. Cerchiamo di offrire un sostegno anche per le cose più banali, come fare la spesa o pagare un bollettino alle Poste. La parrocchia offre momenti di aggregazione anche a chi ha la possibilità di muoversi. <<Nell’oratorio appena ristrutturato, abbiamo organizzato dei corsi riservati agli anziani ogni giorno un tema diverso: cucina, sartoria, cine ma e teatro. Un modo come un altro per farli senti re vivi, regalando momenti fondamentali per il confronto e la socializzazione>>.

Spazio ai giovani

Lo storico oratorio di Santa Lucia è l’unico punto di riferimento di un quartiere soffocato dai palazzi e dalle auto. <<I nostri spazi sono aperti a tutti, senza distinzione di età, nazionalità o religione, spiga don Massimo. Il campo da calcetto realizzato recentemente è spesso teatro di sfide. <<A breve partiranno i lavori per la sistemazione del campo da basket e pallavolo, inoltre vorremo realizzare dei gazebo in grado di accogliere genitori mentre i loro piccoli giocano>>.

Cosa chiederebbe al sindaco? Soprattutto di riqualificare il quartiere, cercando di risolvere I grande dilemma del traffico e dei parcheggi, e di dare risposte ai Commercianti che stanno vivendo momenti di grande difficoltà a causa dei centri commerciali e delle vendite on-line.

Andrea Artizzu

L’Unione Sarda, 19/01/2023

Torna in alto