Ai fedeli cristiani della Chiesa di Santa Lucia
Grazia e pace da Dio Padre e del Signore Gesù Cristo (Gal 1,3)
La nostra Chiesa di Santa Lucia, in questo tredicesimo anno della mia permanenza fra di Voi, come si potrà notare, si è vestita a festa: infatti, coloro che la frequentano per le celebrazioni liturgiche, hanno potuto vedere che le finestre sono state trasformate da semplici vani di luce, a vetrate[1] istoriate con i simboli più belli e più significativi della nostra fede cristiana.
Chi entra ha la possibilità di percorrere un vero e proprio itinerario di fede, riflettere, pregare e conoscere i nuclei centrali della fede secondo l’insegnamento della chiesa cattolica, nonché i momenti salienti della vita di Santa Lucia, a cui è dedicata la Chiesa, proprio cogliendo gli elementi rappresentati nella multiforme varietà di colori che dalla luce esterna si irradiano all’interno dell’edificio, creandovi un’atmosfera di raccoglimento e di contemplazione.
Vi ho voluto scrivere, non solo per comunicarVi questa notizia, ma soprattutto per coinvolgerVi in questo progetto di evangelizzazione del messaggio cristiano attraverso l’arte, già iniziato, da tempo, con le opere dell’adeguamento della chiesa alle indicazioni della riforma liturgica, anche perché l’arte non è fine a sè stessa ma ha una preoccupazione formativa: le immagini insegnano, coloro che le guardano, “con una voce senza suono” e trasmettono contenuti che solo il cuore, e la fede possono comprendere. Vi è nella decorazione e nella scelta dei colori una vera e propria istruzione della fede cristiana, tanto da poter essere definito un ”linguaggio”….il linguaggio delle immagini, di cui il mondo odierno è stracolmo, e in cui è necessario fare un discernimento….
È straordinario, infatti, come il significato delle pagine bibliche, l’insegnamento della Chiesa vengono comunicati, sia nella giusta collocazione degli elementi liturgici, sia nella narrazione trasfigurata dall’arte e soprattutto attraverso la luce dei colori, di cui già le prime pagine della Scritture sono ricolme. Si pensi alla descrizione del racconto della creazione in cui i contrasti servono a comunicare l’amore di Dio, Luce che irrompe a sconfiggere le tenebre che vengono ridotte a buio continuamente squarciato dalla luce dei giorni che si susseguono per far vedere l’astro luminoso per il giorno e l’astro riflesso per la notte; nonchè fiori, piante, acque celesti e acque terrestri e… così di seguito in un tripudio di parole che narrano le luci dell’amore di Dio per l’uomo.
Con la sistemazione delle vetrate, che ci ha impegnato in particolar modo, siamo giunti a dare compimento al progetto già iniziato con la sistemazione dell’altare…Ma ciò che è ancora più importante e che tutti noi siamo resi partecipi di un più ampio progetto che dovrà sempre considerare Cristo al centro della nostra vita; Egli ci guarda con lo sguardo misericordioso del Padre, sia quando entriamo. Che quando usciamo dalla Chiesa: quando entriamo veniamo accolti, dal Cristo che troneggia nel mosaico dell’Abside, quando usciamo dalla Chiesa, dal Cristo luminoso della vetrata che campeggia nella parete dell’ingresso, quasi a voler richiamare quel brano dell’Apocalisse, “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio” (Ap21, 6-7).
Egli “è immagine del Dio invisibile2, …Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui…(Col1,15). L’immagine visibile del Figlio rende l’Invisibilità del Padre, l’Incarnazione del Figlio, ci rende visibile, l’irrappresentabilità del mistero di Dio-Padre, perché Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del padre, lui lo ha rivelato (cfr. Gv 1, 12)
Dunque, utilizzando le parole del vangelo, dico: “Venite e vedrete”. (Gv 1,39)
Si tratta di un’occasione che ci permette di rinsaldare la nostra comunione, di riconoscerci nella nostra identità cristiana, riappropriandoci dei luoghi che ci appartengono nella fede e nella cultura, e soprattutto ci distinguono, in un’epoca nella quale la globalizzazione se non ben interpretata, rischia di annullare le nostre identità e il fine del nostro stesso destino.
Vi saluto e Vi benedico
Cagliari, 8 giugno 2003
Solennità di PentecosteIl parroco, Pietro Meledina Sac.
[1] Le vetrate sono state realizzate dalla Ditta Eredi di Michele Mellini di Firenze. Elaborate con la consulenza del parroco Mons. Pietro Meledina e sistemate nel mese di maggio 2003